di Costanza Bondi
A Perugia, il simbolo divino del Sacerdote dell’Altissimo ai più sconosciuto, poco noto soprattutto ai perugini, nonostante la splendida Perugia possa vantare ridondanza di tale simbologia.
Melchisedek – il mitico re biblico che simboleggia la superiore giustizia divina – è tra le immagini scolpite che “si bene prospicias, mira vedere potes” e che ornano quel capolavoro medievale che è la Fontana Maggiore di Perugia, con la sua collocazione prospettica nella Platea Magna della città (l’odierna piazza IV Novembre).
Il sigillo-simbolo che a lui è associato – noto anche nel mondo arabo come Rub’ el hizb – compare spesso in pitture, decori, loghi, tarsie lignee e marmoree in molti luoghi della Perugia stessa, nonché dell’Umbria. L’uomo di Dio Melchisedek, dall’ebraico מַלְכִּי־צֶדֶק מַלְכִּי־צֶדֶק / מַלְכִּי־צָדֶק = il Re (Dio) è giustizia, quindi Re + Sacerdote, umano + divino, l’Adam Kadmon, testimonianza della reintegrazione di ogni essere umano, colui che Guenon definirà l’Uomo Universale, per la Tradizione primordiale è il personaggio ossimoro “umano extraumano”, tramite il rito ad esso associato dell’offerta del pane e del vino: ecco, l’individuo entra in matrimonio con Dio e Dio con l’uomo.
L’aspetto che lo caratterizza è l’extratemporalità che lo rende Messia Universale, archetipo di giustizia. Quindi, Re giusto e Re della coscienza su cui si regge l’interconnessione tra mondo interiore e mondo esteriore, tra polo terrestre e polo celeste, tra presente ed esperienza mistica, tra Ego materiale e Alter Ego spirituale: in una parola, la Sophia.
Nelle immagini, Melchisedek scolpito nella Fontana di Perugia (accanto al mitico fondatore Euliste) – Sigillo di Melchisedek al Nobile Collegio della Mercanzia (boiserie a intarsi lignei); sul soffitto della Sala dei Notari; sulla facciata del Duomo cittadino.
Nell’articolo, cenni dello stesso simbolo anche riguardo alla Chiesa di san Costanzo, alla Chiesa del Gesù, al Caffè di via Mazzini, alla Basilica minore di san Domenico, alla Chiesa di san Bevignate, al Messale (o Codice) di san Giovanni d’Acri; alla Cattedrale di san Lorenzo (pavimento prospiciente l’altare maggiore e decori lignei intorno alla Madonnina delle Grazie); ai villini di viale Indipendenza e al soffitto della già Bottega Ceccucci, oggi Calzedonia, in corso Vannucci.
Articolo completo in Fenix Rivista di novembre 2022 n.169, XPublishing editore di Adriano Forgione
