di Marco Guzzi
Per parlare seriamente di pace, oggi, nel 2022, bisognerebbe prima riflettere un po’ meglio sul concetto di guerra.
A meno che non si voglia continuare a fare finta di amare la pace, come tutti i guerrafondai della storia, da Stalin, padre della pace appunto, a Biden, da Napoleone a Putin, fino ai nostri imbarazzanti epigoni: Letta, Meloni, Draghi, Mattarella &Co…
La riflessione marxista, socialista e comunista, aveva almeno compreso che il sistema della guerra possiede cause più profonde di quelle normalmente confessate, motivazioni legate alle dinamiche interne dello sviluppo capitalistico. Per cui i teorici del movimento operaio avevano sostenuto che non ci potesse essere alcuna pace in un sistema basato sullo sfruttamento dei poveri, sulle industrie delle armi, e sull’imperialismo colonialistico.
Ma oggi noi dovremmo andare molto più in profondità, e comprendere che il sistema della guerra non ha solo radici sociali, ma ancor prima ha radici mentali, esistenziali, psichiche.
Il sistema della guerra è cioè un ordinamento psico-cosmico che scaturisce dalla nostra anima ferita, malata, spaccata in due, e quindi di per sé dualistica e BELLICA.
Lottare perciò per la pace, oggi, senza parlare esplicitamente delle sorgenti interiori del sistema della guerra, e delle modalità e delle pratiche atte ad indebolirlo, è pura retorica, o peggio vergognosa e ormai per davvero insopportabile mistificazione.
Perciò quando fondammo i nostri Gruppi sostenevamo che Darsi pace fosse il più potente e urgente motto rivoluzionario del XXI secolo.
Darsi pace è infatti un movimento che scaturisce dalle più intime profondità del nostro cuore per dilatarsi a cerchi concentrici verso tutte le aree dell’esistenza e della convivenza sociale.
Darsi pace è cioè un programma rivoluzionario di nuovo tipo, che unifica spiritualità e politica, ridonando ad entrambe queste dimensioni la loro spinta comune a contestare questo mondo/sistema della Guerra, smascherandone gli infiniti rappresentanti, a partire da quelli che per di più si definiscono pure “pacifisti”.
Dobbiamo lavorare per aggregare le tantissime persone che stanno incominciando ad intuire queste cose, e che già vivono nelle pagine future della nostra storia.
