a cura di Valentina De Cicco
Non ci si può chiedere se “la donna”
sia superiore o inferiore all'”uomo”
più che ci si possa chiedere
se l’acqua sia superiore o inferiore al fuoco.
Perciò per ognuno dei sessi il criterio di misura non può essere dato dal sesso opposto,
ma unicamente dall'”idea” del proprio sesso. L’unica cosa che si può fare è, in altri termini, stabilire la superiorità o l’inferiorità
di una data donna in base al suo essere
più o meno vicina alla tipicità femminile,
alla donna pura o assoluta;
e cosa analoga vale per l’uomo.
Le “rivendicazioni” della donna moderna derivano, perciò, da ambizioni sbagliate, oltreche’ da un complesso di inferiorità
-dalla idea erronea che una donna
in quanto tale, in quanto “soltanto donna”,
sia inferiore all’uomo.
Giustamente è stato detto che il femminismo non ha realmente combattuto
pei “diritti della donna”, bensì,
senza rendersene conto,
pel diritto della donna di farsi eguale all’uomo: cosa che, quand’anche fosse possibile
fuori che sul piano esteriore praticistico-intellettuale dianzi accennato, equivarrebbe al diritto della donna a snaturarsi, a degenerare.
L’unico criterio qualitativo è, ripetiamolo,
quello del grado di più o meno
perfetta realizzazione
della propria natura.
Tratto da Julius Evola, Metafisica del sesso
