a cura di Francesco Comandini
La cultura dell’identità di genere che si sta sempre più affermando in ogni ambito del vivere sociale, con i suoi interessi individualistici, mediatici, ideologici, economici mi mette di fronte ad una inesorabile realtà: sono un uomo del secolo passato che rimane tenacemente ancorato ad una visione metafisica e tradizionale della natura umana intesa come immutabile e universale, caratterizzata da due tipi umani distinti e complementari, l’uomo e la donna che, insieme, antropologicamente, si completano sotto tutti gli aspetti umani: fisico, psichico e spirituale.
Non quindi “identità di genere” ma “unità del genere umano” che, scrive Attilio Mordini, “è l’uomo universale che i cristiani chiamano Homo Christus Jesus, gli ebrei seguaci della Qabbala Adam Kadmon, i musulmani el-Insanul-Kâmil” (Il Ghibellino, 1961, n. 6, ripreso in A. Mordini, Il cattolico ghibellino (a cura di C.F. Carli, Settimo Sigillo, Roma, 1989, p. 85).
