un’intervista ad Alexander Dugin
Aleksandr Dugin, nella sua relazione “Che cos’è la tradizione”, ha osservato che “il nostro popolo [quello russo, N.d.T.] esiste grazie alla fedeltà alle sue radici tradizionali”.
Dugin, nel descrivere la situazione attuale del mondo e del Paese, ha contrapposto la tradizione alla modernità e alla postmodernità:
“La tradizione è l’affermazione di valori sacri. Il moderno è il rifiuto di questi valori spirituali; ma rifiutando Dio, la modernità rifiuta anche il diavolo: rifiuteremo Dio e il diavolo e metteremo al suo posto l’uomo, che si rivelerà e si svilupperà continuamente. E il postmodernismo dice: Sì, non c’è nessun Dio, lo abbiamo ucciso. Ma c’è un diavolo! La postmodernità è in realtà una rivelazione del piano satanico della modernità, di cui il diavolo è il motore nascosto.
Quando il Presidente Putin ha definito satanica la civiltà occidentale, non era una metafora. È l’essenza di una visione tradizionalista di ciò che è il postmoderno. Questo è il diavolo con cui abbiamo a che fare nella Special Military Operation in Ucraina, siamo in guerra con lui…
Abbiamo a che fare con la civiltà dell’inferno. E come possiamo combatterlo se ne facciamo parte, se usiamo i suoi metodi, se siamo progressisti e confortatori laici? Come possiamo combattere contro di essa, se siamo uguali, ma da un lato? Dobbiamo trovare attraverso la nostra tradizione una dimensione dell’eternità russa, una dimensione della battaglia spirituale, in cui non dobbiamo solo vincere sul campo di battaglia, ma cambiare internamente.
Dobbiamo vincere questa battaglia spirituale in noi stessi, nello Stato, nel popolo. Il popolo è un tutt’uno con i guerrieri che combattono e con il potere che ha sfidato questo Leviatano globale. Dobbiamo cambiare”.
