di Alexander Dugin
La cosmogonia e talvolta la teogonia della religione greco-romana iniziano con questo caso, con il caos. Dio crea ordine dal caos. Il caos è primordiale, ma Dio è più primordiale, costruendo l’universo da sé e dal non-sè. Dopo tutto, se Dio è un’affermazione eterna, si può avere anche una negazione eterna. Il rapporto tra i due può essere di due tipi: caos o ordine. La sequenza può essere l’una o l’altra: se ora c’è il caos, ci sarà ordine in futuro. Se ora c’è ordine, probabilmente si deteriorerà in futuro e il mondo caos, e allora Dio ristabilirà l’ordine e così via in un periodo; da qui la teoria dei cicli cosmici, chiaramente dichiarata nella ‘Politica’ di Platone, ma più pienamente de velopato nell’induismo e nel buddismo; da qui la continua alternanza di Empedocle di epoche di guerra/amore.
In Esiodo, la cosmogonia inizia con il caos. A Terakide con ordine (Zas, Zeus). Il tempo si conta dal mattino, come gli iraniani, o dalla sera, come i semiti. Il caos non si oppone a Dio, si oppone al mondo di Dio.
Finché non c’è ordine, la Terra non sa di essere la Terra. Perché non è stata stabilita alcuna distanza. E così si fonde con il caos. La terra diventa terra quando il cielo le chiede di sposarlo e le dà un velo nuziale. È il cosmo, la decorazione dietro la quale si nasconde il caos. Così è per Ferekid – nel suo affascinante mito filosofico patriarcale.
