di Augusto Bianconi (Fratria Altotiberina)
ricordiamo ancora una volta quanto abbiamo già detto a riguardo del duplice rimando del termine aigle sia allo ‘splendore, luce’ che all’‘aquila’ stessa.
Volendo concludere queste necessariamente rapide osservazioni, dobbiamo ricordare che il Giebel, il ‘frontone’, è quell’elemento architettonico che incornicia il ‘timpano’, entro il cui ambito nei templi antichi si usava apporre l’immagine della divinità a cui lo stesso edificio sacro era dedicato. Volendo dunque riconoscere alla S. Vergine la dignità di incarnare l’immagine prototipica della S. Chiesa, non è improprio accostare Lei al Giebel dell’edificio templare della Sancta Ecclesia. Tale accostamento è emblematico alla luce anche del fatto che il frontone corona il portale d’ingresso al tempio, e la S. Vergine, da parte Sua, è onorata con l’epiteto di Ianua Coeli, ‘Porta del Cielo’.
Non si trascuri di osservare ancora che il ‘timpano’, così chiamato perché era usualmente schermato con membrane animali, rimanderebbe allora proprio all’‘orecchio’ della S. Vergine. Ciò mantiene la sua significatività, in quanto la tradizione patristica afferma che la fecondazione da parte del Logos sia effettivamente avvenuta attraverso l’organo dell’udito di Maria.
Non da ultimo, per completare questa disamina sui rapporti tra Nostra Signora ed il Giebel, si ricordi che quest’ultimo si presenta sempre come la giustapposizione di due triangoli rettangoli cosiddetti ‘sacri’. Con ‘triangolo sacro’ si intende quello base adoperato da Pitagora per stabilire l’omonimo teorema, e costruito su una relazione tra cateti ed ipotenusa pari a 3 : 4 : 5.
Non casualmente dunque tali stessi numeri, secondo la medesima successione, sono quelli che tradizionalmente stabiliscono i rintocchi per annunciare l’Angelus mariano, a ricordo del momento in cui il Logos ha fecondato la S. Vergine attraverso il Suo ascolto del saluto angelico.
Per finire, val la pena ricordare l’esistenza su territorio libanese dell’antichissima città di Gubla (oggi Jubayl), che dai Greci fu rinominata in Byblos. Se risulta sorprendente che una città posta in riva al mare debba esser stata nominata Gebal, ossia ‘cresta montana’, risulta tuttavia coerente con le precedenti osservazioni che essa fu famosa per lo speciale culto riservato ad una divinità femminile di amore e fertilità: la dea Baalat Gebal, il cui nome significa ‘Signora, Regina, Padrona della Montagna’. E sappiamo che le valenze di tutte le divinità femminili, delle tradizioni precedenti il Cristo, sono provvidenzialmente confluite nella S. Vergine Maria.
In base a tutto ciò non solo traspare in maniera più che evidente l’attinenza che, attraverso la simbologia della ‘montagna’, sussiste tra S. Vergine e l’‘Ideale Ghibellino’; ma di quest’ultimo viene altresì ribadita e confermata la forte incidenza archetipica e metastorica!
Accanto all’Autorità Sacerdotale, in quanto funzione del Papato, il Potere Regale detenuto dal Sacro Romano Impero Ghibellino fa dunque parte, in maniera altrettanto necessaria e fondamentale, della S. Chiesa di Cristo Signore (cfr. Prov 8,15; Rm 13,1).
Forse che l’odierna crisi della Chiesa sia collegata con la latenza dell’Impero?
Noi riteniamo di sì!
