La Via della Mano Vuota: ascesi guerriera del Soggetto Radicale

di René-Henri Manusardi

Divisione e opposizione nella Modernità

     Uno degli aspetti meno considerati del nuovo paradigma della Modernità – che dal Rinascimento in poi sovverte progressivamente l’Ordine Divino fondato sul teocentrismo e promulga l’antropocentrismo ossia il culto dell’Uomo quale centro e asse di gravitazione universale al posto di Dio, negando così il paradigma sacrale della Tradizione –, è dato dalla sua capacità di essere essenzialmente divisivo e opponente, confermando così la sua matrice angelologica di origine diabolica (dal gr. διάβολος = ingannatore, accusatore, separatore, divisore) e l’introduzione della sovversione satanica nella Storia.

     Tale divisività, tale violenta opposizione, con la Modernità emerge, la troviamo, si afferma ovunque e si giustifica giuridicamente perché viene troncata l’unità atemporale del bonum Traditionis garantito dalla lex Dei che determinava non solo il peccato individuale per fragilità o malizia, ma soprattutto quello sociale di egoismo ed ostinazione, ammonendo a conversione il peccatore, dal signorotto di turno fino al Re, obbligandoli alla restituzione del mal tolto, pena la mancata assoluzione e/o la scomunica. Divisione e opposizione, con il pensiero e il linguaggio della Modernità si manifestano in tutto lo scibile umano e in ogni organizzazione sociopolitica: immanenza contro trascendenza nella filosofia; Scrittura contro Tradizione nella teologia; difesa dell’ordine civile contro giustizia sociale nella politica; tolleranza religiosa delle minoranze contro guerre di religione nella geopolitica, con l’adagio accomodante e non risolutivo del Cuius regio, eius religio.

     Dopo la devastante divisione e opposizione cartesiana tra rex cogitans e rex extensa, appare il correttivo idealista hegeliano, che tenterà una sintesi filosofica tra le divisive ed opponenti tesi antitesi della Modernità. In questo modo Hegel, però non farà altro che far nascere, giustificare e favorire l’ascesa e la violenza politica del Terzo Stato, ispirando le ideologie filosofiche culturali originate nel XIX secolo, nonché i conseguenti totalitarismi sociopolitici del XX e XXI Secolo con Karl Marx e Vladimir Lenin (capovolgimento dell’idealismo nel materialismo comunista), Giovanni Gentile e Benito Mussolini (l’Idea dello Stato fascista), Arthur De Gobineau e Adolf Hitler (l’Idea della razza ariana), Sigmund Freud e Carl Jung (panpsichismo sessuale e dell’inconscio collettivo), Charles Darwin e Teilhard de Chardin (evoluzionismo biologico e spirituale), per finire con Karl Popper e George Soros (totalitarismo liberale della open society) coi correlati liquidi postmoderni del pensiero unico, del transumanesimo, del politically correct, dell’ideologia di genere, del finis Storiae promulgato dai perversi e satanici signori dell’oro di Davos.

     Anche l’arte alchemica coi suoi corollari gnostici, esoterici e cabalistici, che dall’Antichità fino al Medioevo premoderno sembra avere una sua unità nello spazio del Sacro con Avicenna, Alberto Magno, Tommaso d’Aquino, Ruggero Bacone, Dante Alighieri e molti altri, nonché una sua omogeneità interna, con la Modernità rinascimentale trova una sua radicalizzazione divisiva ed opponente nella figura del mago bianco e del mago nero che nel corso dei secoli e per vie sotterranee, arrivano fino alla proclamazione da parte di  Helena Blavatsky delle teosofiche Via della Mano Destra e Via della Mano Sinistra, definizione che con René Guenon e Julius Evola – con correttivi e ripudi da parte loro dello spazio teosofico –, arrivano a coinvolgere anche theoria filosofica e praxis metapolitica tradizionalista, in un voluto continuum con l’induismo tantrico che in Evola fa nascere la figura dell’uomo indifferenziato.

Andare oltre

     Questa premessa, ci serve per comprendere che la Postmodernità che stiamo attualmente vivendo, la quale soppianta inesorabilmente il paradigma della Modernità passando dall’antropocentrismo al tecnocentrismo transumano e che da opponente e divisiva diventa liquida (Baumann), finzione, simulacro di una sacralità, un assoluto simulato (Dugin):

     «non è un ritorno alla Tradizione. Il postmoderno, piuttosto, supera il moderno, distruggendone i fondamenti, ma solo a patto che non ritorni in alcun modo il premoderno. È la logica conclusione del moderno, il suo esito nichilistico, non un superamento dei suoi limiti. Il postmoderno è, in ultima istanza, il trionfo del nichilismo: nascosto nel moderno, è ora completamente chiaro, trasparente e non più costretto a nascondersi». (Aleksandr Dugin, Teoria e Fenomenologia del Soggetto Radicale, AGA Editrice, Milano 2019, pag. 33).

     Serve quindi un superamento, un andare oltre le prospettive divisive ed opponenti che hanno caratterizzato la Modernità e superare i falsi simulacri liquidi e simulanti operanti nella Postmodernità. In particolare, serve andare oltre i concetti metafisici e metapolitici formulati nella Via della Mano Sinistra come accelerazione del processo di distruzione del postmoderno atto a favorire un nuovo risveglio della Tradizione, proprio perché il postmoderno ha cambiato le condizioni di questa lotta. Come insegna magistralmente Aleksandr Dugin:

     «Oggi, nel processo di transizione al postmoderno, è necessario compiere il passo successivo: sviluppare una strategia di rivolta contro il mondo postmoderno, adattando il tradizionalismo alle nuove condizioni storiche e culturali; non tanto resistere ai mutamenti in atto, ma esserne profondamente consapevoli, intervenire nel processo assegnandogli una direzione radicalmente diversa. L’obiettivo non è tanto la vittoria, quanto la battaglia stessa. Se è predisposta correttamente e ingaggiata contro il vero nemico, questa guerra sarà già una vittoria». (Op. cit., pag. 36).

     A tal riguardo, nel nostro precedente articolo per Idee & Azione, dal titolo Metafisica del Caos e Soggetto Radicale https://www.ideeazione.com/metafisica-del-caos-e-soggetto-radicale/ ), ci ponevamo il seguente quesito: se la Volontà Post-sacrale del Soggetto Radicale di cui parla Dugin – da noi definita volontà di totale appartenenza al Divino (quale espressione dell’angelologico desiderio di Dio) – è il superamento ontologico della volontà di potenza nietzschiana, risulta possibile altresì considerare un nuovo percorso filosofico e metapolitico all’interno della metafisica del Caos che superi, vada oltre e sia in grado di oltrepassare la Via della Mano Sinistra? Il nostro responso a tale quesito è stato positivo e si è sviluppato sia nell’ordine della praxis che in quello della theoria.

     Per quanto riguarda la Praxis, sulla scorta delle intuizioni duginiane, abbiamo sostenuto che la vertiginosità di decadimento del Postmoderno è così accelerata e centrifuga che la sua entropia auto-implosiva non richiede più di cavalcare evolianamente la tigre, ma di attendere il suo dissolvimento preparandosi da un punto di vista metapolitico ad implementare le comunità organiche di destino, con la loro lotta fattiva contro la presenza della NATO in Europa e contro i diktat dei perversi e diabolici signori dell’oro di Davos.

     Nel campo proprio della Theoria invece, dopo aver appreso da Dugin che:

     la metafisica del Caos o Nuova Metafisica si manifesta nella specie di ordine inclusivo come nuovo logos caotico (che include quindi sincronicamente anche le dimensioni atemporale e temporale), il quale, nascendo dal Caos è compreso nel Caos iniziatore del Cosmos (Ordine Divino);

     l’attore della metafisica del Caos, «Il Soggetto Radicale è incompatibile con qualsiasi struttura del tempo. Domanda con forza un anti-tempo, basato sul potente fuoco dell’eternità, trasfigurato alla luce della radicalità. (…) solo il gesto drastico del Soggetto Radicale, (…) cerca la liberazione dal tempo attraverso la costruzione di una (impossibile) realtà non-temporale» (Aleksandr Dugin, La Quarta Teoria Politica, NovaEuropa, Milano 2017, pp. 239-240);

     ne abbiamo evinto che tale gesto drastico di liberazione dal tempo proprio del Soggetto Radicale, non debba più avvenire – visto l’accelerazione auto-implosiva del Postmoderno – cavalcando la tigre attraverso la Via della Mano Sinistra, ma attraverso una nuova profonda ascesi metafisica e spirituale, che noi intendiamo chiamare esplicitamente Via della Mano Vuota, richiamandoci in questo sia alla tradizione meditativa dello Zen, sia alla tradizione filosofica e teologica apofatica proprie della tradizione occidentale premoderna classica e cristiana. La Via della Mano Vuota rappresenta un superamento filosofico, antropologico, teologico, angelologico, ascetico e mistico della Via della Mano destra e della Via della Mano sinistra, mantenendo della prima la costanza spirituale e il rigore etico, mentre della seconda vuole far proprio la tendenza estrema e totale a non risparmiarsi e a puntare sempre alla vetta a qualsiasi costo.

     Dalla metafisica del Caos, dalle sue profondità può generarsi la Via della Mano Vuota, nuovo possibile Dasein del Soggetto Radicale e suo efficace itinerario esistenziale. Una Via metafisica e spirituale fondata sull’esperienza viva di manifestazione dell’autocoscienza. Ossia sul riconoscimento sperimentale della realtà ontologica della propria anima individuale, che si realizza attraverso la pratica consapevole del hic et nunc, del qui e ora, non nella ristretta pratica occidentalizzata e riduttivamente psicologizzata della mindfulness, ma per vivere nell’Immanenza “la consapevolezza” della presenza viva della Trascendenza, del Totalmente Altro, che è origine e Padre del nostro esser-ci ossia del nostro Dasein e ci sprona alla lotta per un nuovo inizio della Tradizione. Ora, ci rivolgiamo ad illustrare alcuni fondamenti antropologici di ordine ascetico-mistico, riguardo la teorizzazione della Via della Mano Vuota, preceduti da un brevissimo excursus storico sulla pratica della consapevolezza in Occidente.

Immanenza e Trascendenza

     La Via della Mano Vuota, si struttura attorno ai capisaldi della sperimentazione pratica di ordine meditativo ed esistenziale dell’Immanenza e della Trascendenza. Precisamente, vivendo l’Immanenza alla ricerca e nella presenza della Trascendenza e vivendo la Trascendenza all’interno dell’Immanenza. Tutto questo, attraverso la pratica del qui e ora, del hic et nunc ossia della consapevolezza. Una pratica della consapevolezza non basata sulla riflessione e sul raziocinio ma sulla pratica del silenzio e del vuoto mentale. Una consapevolezza, quindi, non letta come facoltà della mente ma come struttura dell’anima cosciente. Anima cosciente individuale, essenza che genera e mantiene in esistenza il corpo e le potenze dell’anima ossia la mente (memoria, intelletto, volontà), attraverso la sua energia vitale.

     Per molto tempo, almeno fino agli inizi dell’anno 2000 e oltre, la pratica meditativa di una sorta di “consapevolezza”, evanescente, poetica e più o meno celatamente erotica, è stata uno dei domini e dei leitmotiv del movimento New Age. Da questo marasma senza capo né coda, preoccupato solo di definire una realtà vagamente divina di taglio panteistico e impersonale volutamente priva di riferimenti etici in campo sessuale, che ha fatto strage di pulzelle da parte di pseudo guru del nulla, della morte e del business, in grado di distribuire solo la felicità della copula iniziatica, spacciandola per una cessazione della sofferenza e un’ascensione verso gradi superiori di coscienza, conoscenza e consapevolezza, infine nasce un nuovo modo di concepire e di attuare il tema meditativo della consapevolezza, quello della mindfulness.

     Pilotato da psicoterapeuti – per lo più ma non solo – di area cognitivista, corroborati da una vera ma spesso discreta esperienza meditativa, la mindfulness nasce, cresce e si consolida parallelamente al suo business e alla sua penetrazione nell’ambiente sanitario e sociosanitario americano e anglosassone. Ritenuta una disciplina dai contorni scientifici, i suoi docenti non osano esprimersi sui temi del Divino e della Trascendenza per pudore o per riverenza verso i rimasugli della scienza positivista materialistica che ancora oggi condiziona il mondo scientifico. Questi psicoterapeuti, autoproclamatisi “maestri” di mindfulness, a causa di specializzazioni o di master che poco hanno a che fare con l’esperienza meditativa che per essere efficace e dotta deve essere conseguenza di una lunga pratica, occidentalizzano ad hoc pratiche di tradizione per lo più buddhista come quelle della coscienza non giudicante, usano criteri di analisi iper-raziocinante nel campo della gnoseologia psicologica e della metodologia, non si slegano totalmente dal paradigma freudiano che inficia ogni loro interpretazione del reale psicologico con l’ombra dell’utopia pansessualista concreta o sublimata. Tutto questo avviene, nell’esercizio della loro professione, a causa di una riduttiva weltanschauung epistemologica attorno alla natura umana letta nella binarietà psicologica e antropologica corpo-mente e non in quella olistica e neuroscientifica corpo-mente-anima/coscienza.

     In Giappone, la Via della Mano Vuota è una denominazione legata al Bushido e in particolare ad alcune sue Arti marziali, quale ad esempio il Karate. Questa denominazione è stata da noi scelta perché esprime al meglio il senso di vacuità dell’anima cosciente, la quale nell’immanenza della propria condizione esistenziale, del proprio esser-ci (Dasein) si apre alla trascendenza come un fiore che si dischiude ai raggi del sole, realizzando così la consapevolezza del qui e ora.

     La Via della Mano Vuota è un percorso esistenziale di attuazione della katharsis (purificazione) e della kenosis (svuotamento) che permettono il risveglio del Soggetto Radicale. È una condizione quotidiana in cui nell’evento meditativo e al di fuori di esso, si vive nella pura Immanenza aperti alla Trascendenza. La pratica della consapevolezza è solo una tappa che precede e che segue altre tappe di svelamento e di risveglio dell’anima cosciente e della sua volontà di appartenenza totale al Divino, così come descritto in alcuni nostri precedenti tre articoli denominati Le armi spirituali del Soggetto Radicale, dove sono descritti in progressione i primi gradi di apertura della coscienza, dell’anima cosciente appunto, i quali avranno un seguito in articoli futuri.

     Dal punto di vista fenomenologico, la tematica dell’Immanenza vissuta come esperienza estrema in cui l’anima cosciente, l’Atman viene purificato e svuotato dal suo innato egocentrismo che ne tarpa le ali e lo chiude all’apertura verso la Trascendenza, è strettamente correlato con l’horror vacui e l’aridità spirituale. Sono due questioni che andranno affrontate con grande energia e con correlazioni psicologiche, sociologiche e, soprattutto, antropologiche e ascetico-mistiche. Per il momento ci basta ricordare che l’orrore del vuoto, l’horror vacui è una percezione intensa e coinvolgente di ordine esistenziale legata al senso della morte e all’isolamento esistenziale, mentre l’Atman, l’anima cosciente, è creata per vivere eternamente e per essere integrata nella società umana e in futuro nella comunione dei santi. Mentre l’aridità spirituale, data dalla purificazione dell’ego e dal suo svuotamento spaventa l’anima cosciente, la quale è stata creata nel desiderium Dei, per vivere felice nell’eternità e non nella sofferenza del dolore e dell’assenza del Divino.

     Con questi presupposti di rinuncia totale al proprio io, si può capire come davanti a tali difficoltà l’anima cosciente che risulta amante della Tradizione, sia tentata a fermarsi, a tornare indietro e a rinunciare alla sua trasformazione la quale provocherebbe il risveglio del Soggetto Radicale, per accontentarsi di una deriva intellettuale e di un intimismo anestetico che la mettano al riparo per sempre dalle violenze di questa battaglia finalizzata alla fuoriuscita dell’io e all’emersione del Sé per vivere faccia a faccia col Divino ed essere guidata da Lui.

     La tematica della Trascendenza, vissuta nella percezione fenomenologica del Totalmente Altro, del Divino che appare, che si svela nell’anima cosciente e la riempie di gioia e consolazione per continuare la sua lotta per la Tradizione, è in relazione con l’egoismo dell’assenza e con la manipolazione del Divino. Anche qui, sottolineiamo l’importanza di affrontare e di approfondire tali questioni di ordine vitale per un corretto rapporto con la Trascendenza. In questo contesto, ci limitiamo ad affermare che l’anima cosciente, l’Atman, deve lavorare generosamente sull’espulsione della sua tensione egoistica di adesione permanente al Divino, attraverso la virtù contraria della generosità per impedire che, quando il Divino non si percepisce presente, si areni nell’egoismo dell’assenza, una condizione che porta alla non operatività ma solo all’attesa passiva di un suo ritorno.

     La questione della manipolazione del Divino è un argomento scottante che affronteremo prossimamente, legato tra l’altro ai temi duginiani che riguardano il Doppio ossia il Sosia del Soggetto Radicale e l’Anticristo. Per ora ci limitiamo a dire che, come ci insegnano i Padri del Deserto, più l’anima cosciente si avvicina al Divino e più il genere di tentazioni a cui viene sottoposta diventa sottile. Alla base di queste tentazioni sta la prova di considerarsi un demiurgo, un mago, un manipolatore, appunto, del Divino.

     Pur essendo in teoria una prova assurda per l’intelligenza, la quale intuisce che tutto ciò che riceve è dono che arriva a lei quando, quanto e come il Divino vuole per la sua trasformazione, tuttavia il dono dei carismi che non sono assolutamente un segno di perfezione spirituale dell’anima cosciente (ossia non sono gratia gratum faciens) ma solamente un dono gratuito (ossia sono gratia gratis data) per aiutare il prossimo nel cammino sulla Via spirituale, viene male inteso dall’anima cosciente come fosse un potere personale. Se l’Atman cede a questa prova, diventa ipso facto dominio degli angelici signori delle tenebre, a cui prima o poi chiederà di venire posseduto nell’illusione di gestirli a suo favore e a suo piacimento.

     Questa illusione ha accompagnato, nel corso della Storia della nostra Area metapolitica, alcuni gruppi che hanno praticato la Via della Mano Sinistra nello specifico contesto occultista da noi qui espresso. Non è nostra intenzione giudicarli né tantomeno inquisirli o disprezzarli, anzi, fino a un certo punto della loro ricerca possiamo ammirarli per la nobiltà delle loro intenzioni. Tuttavia, facciamo memoria a tutti che per arrivare alla contemplazione della gloria del Divino e fruirne individualmente, non è sufficiente essere aperti a Lui, ma bisogna essere umili nel riconoscere la propria condizione umana di fragilità ed essere pieni di fede nell’azione del suo Spirito che, solo, può guidarci alla pienezza della verità: «conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Vangelo di Giovanni 8,32).

     La Via della Mano Vuota, è un cammino di ascesi guerriera, è l’itinerario di Risveglio del Soggetto Radicale, è la Grande Guerra Santa per la conquista del Regno interiore e la conditio sine qua non per edificare l’Impero Europa all’interno della Civiltà multipolare. Dalla Via della Mano Destra eredita costanza ed etica. Dalla Via della Mano Sinistra riceve in eredità radicalità e totalità. Ma la Via della Mano Vuota le oltrepassa come il Soggetto radicale con la Volontà Post-sacrale, la volontà di totale appartenenza al Divino, ha superato la volontà di potenza dello Zarathustra nietzschiano. Perché nella la Via della Mano Vuota, la mano dell’anima cosciente si dischiude e si apre per ricevere in sé la totalità del Divino ed essere da Lui guidata nella battaglia finale contro le tenebre dell’anticiviltà postmoderna con l’energia, la tenacia e l’estremismo combattivo dei guerrieri antichi, che solo il Soggetto Radicale può manifestare pienamente nella fine della Storia:

     «Eleàzaro, chiamato Auaran (che significa “colui che trafigge”, N.d.R.), vide uno degli elefanti, protetto di corazze regie, sopravanzare tutte le altre bestie e pensò che sopra ci fosse il re; volle allora sacrificarsi per la salvezza del suo popolo e procurarsi nome eterno. Corse dunque là con coraggio attraverso la falange e colpiva a morte a destra e a sinistra, mentre i nemici si dividevano davanti a lui, ritirandosi sui due lati. Egli s’introdusse sotto l’elefante, lo infilò con la spada e lo uccise; quello cadde sopra di lui ed Eleàzaro morì». (Dal Primo Libro dei Maccabei 6, 43-46).

Fonte: Idee&Azione

9 marzo 2023

La Via della Mano Vuota: ascesi guerriera del Soggetto Radicale
La Via della Mano Vuota, ascesi guerriera del Soggetto Radicale

Pubblicato da vincenzodimaio

Estremorientalista ermeneutico. Epistemologo Confuciano. Dottore in Scienze Diplomatiche e Internazionali. Consulente allo sviluppo locale. Sociologo onirico. Geometra dei sogni. Grafico assiale. Pittore musicale. Aspirante giornalista. Acrobata squilibrato. Sentierista del vuoto. Ascoltantista silenziatore.

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