ERCOLE IL BUDDHA

di Andrea Sartori

Cosa ci fanno il Buddha e Ercole insieme a faticare?
Spider Man (grandi poteri, grandi responsabilità)

Arte del Gandhara: Eracle vicino a Buddha. Due personaggi diversissimi, a prima vista agli antipodi. Da una parte un altissimo filosofo e mistico, dall’altra la versione greca di Conan il barbaro. Ma come mai?

Lo studioso dirà che in realtà la figura vicino a Buddha è il dio indiano Vajparani che, dopo la conquista dell’India da parte di Alessandro Magno venne identificato con Eracle. Ma in realtà il mito di Ercole ha un sottotesto che ben si concilia col Buddhismo.

Eracle è la personificazione stessa della forza. Una forza divina, essendo figlio di Zeus. Ma chi possiede la forza, e una forza divina, deve saperla “guidare”

Il giovane Eracle non sa padroneggiare la forza terrificante che possiede. Uccide il suo maestro di musica, Lino. Soprattutto, in un accesso d’ira, uccide la moglie Megara e i figli. Per questo motivo deve sottoporsi alle Dodici Fatiche.

In primo luogo deve sottostare ad Euristeo, un re codardo e dappoco. Questo è il primo insegnamento: tu, l’Eroe divino, per un certo tempo devi sottostare agli ordini di un omuncolo: lo potresti schiacciare con un dito, ma non devi farlo.

Le fatiche hanno un significato profondo. Le prime fatiche (Leone Nemeo, idra di Lerna, cinghiale di Erimanto, cerva di Cerinea, toro di Creta, gli uccelli del lago di Stinfalo) riguardano l’uccisione o la cattura di un animale o un mostro: domare la parte ferina della propria anima. Eracle usa la forza bruta, come una bestia. Deve imparare a guidare la sua forza che deve diventare “divina”. Si riveste della pelle del Leone Nemeo, che diventa un po’ il suo animale-totem come il ragno per Spiderman, il pipistrello per Batman o la tigre per Naoto Date: assume la caratteristica principe del leone, la forza. Ma, allo stesso tempo il leone è morto: la mente diventa quella umana, razionale. Gli animali più mostruosi come l’idra o gli uccelli dalle piume di piombo, sono i mostri interiori.

Poi abbiamo le stalle di Augia: l’Eroe deve imparare la gloria di imprese umili, come pulire una stalla colma di letame. Questo può significare anche la purificazione interiore, un “ripulirsi”. Soprattutto qui Eracle impara ad usare la testa, perché la soluzione arriva grazie al deviare un fiume: non più solo forza, ma forza al servizio dell’intelletto.

Poi abbiamo fatiche legati a “furti” (Il furto delle cavalle cannibali di Diomede, il furto del cinto di Ippolita, il furto dei buoi di Gerione, il furto dei pomi delle Esperidi) che hanno vari significati: le cavalle cannibali domate sono i demoni interiori, il cinto della regina delle Amazzoni è il non lasciarsi vincere dalla passione amorosa, i buoi di Gerione sono il ricavare qualcosa di utile (Il bue) dal mostro interiore (Gerione dai tre corpi) e le mele d’oro delle Esperidi sono il premio dopo la fatica immensa di aver sorretto il mondo intero col suo carico di male (E qui Eracle è cristologico).

L’ultima fatica è la cattura del cane di Ade. Diventa la vittoria sulla porta del supremo spavento. La vittoria sulla paura della morte e quindi sulla morte stessa: Eracle conquista l’immortalità dell’anima. Chi non crede all’anima immortale e teme la morte muore per sempre (cfr. Il marxista Berljoz ne “Il Maestro e Margherita”) chi la affronta e la doma conquista l’immortalità e verrà accolto tra gli dei. Anche qui abbiamo anticipazioni cristologiche.

A questo punto Eracle ha vinto il mondo e può emanciparsi da Euristeo, che rappresenta la miserabile autorità terrena che non ha più potere sull’Eroe Divino (anticipazione di Pilato?). E un giorno l’umanità, come Eracle, sarà in grado di autogovernarsi e potrà fare a meno di Cesari, re e presidenti, e vedere la miseria di queste figure: dietro ogni Napoleone si cela un Euristeo o un Ponzio Pilato.

Buddha dice che il vero conquistatore è colui che vince se stesso: Eracle ora ha vinto se stesso, e ha imparato a guidare la sua Divinità. Non mi stupirebbe che i saggi indiani, dopo aver sentito raccontare il mito di Eracle dai conquistatori greci, non ne abbiamo subito intuito il profondissimo significato. Ma anche nel pensiero greco troviamo qualcosa di simile: il platonico mito dell’auriga che deve essere in grado di domare i cavalli dell’anima.

In Jurassic Park di Michael Chricton c’è una bellissima pagina sul potere: il matematico Ian Malcolm dice che il potere deve essere preceduto da un’educazione: un maestro di arti marziali può uccidere una persona a mani nude, ma non lo farà, perché ha fatto un percorso. E quindi il potere deve essere preceduto da un percorso “spirituale”. Malcolm non si riferisce solo al potere politico, ma anche al “potere scientifico”: un miliardario ha avuto in mano un potere scientifico spaventoso e lo ha usato per creare un pericolosissimo parco divertimenti, giocando a fare Dio.

D’altronde “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”. E qui posso dire che un fumetto di supereroi, l’Uomo Ragno, riassume in una battuta tutto il mio pippone sulle Fatiche di Ercole.

ERCOLE IL BUDDHA
ERCOLE IL BUDDHA

Pubblicato da vincenzodimaio

Estremorientalista ermeneutico. Epistemologo Confuciano. Dottore in Scienze Diplomatiche e Internazionali. Consulente allo sviluppo locale. Sociologo onirico. Geometra dei sogni. Grafico assiale. Pittore musicale. Aspirante giornalista. Acrobata squilibrato. Sentierista del vuoto. Ascoltantista silenziatore.

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