di Matteo Luca Andriola
È evidente che Washington ha cavalcato un palese malcontento popolare frutto di una certa russofobia presente nella cultura dei paesi dell’est Europa – retaggio di età zarista, usato agli asburgici per fare pressione sull’impero russo – nonché una certa insofferenza per un’economia collettivista che negli anni era ormai in stagnazione, e che non attirava più come prima, a fronte di un Occidente, senz’altro più flessibile, che vivrà dopo l’austerity degli anni settanta una nuova stagione di dinamismo economico.
Motivo per cui nella Repubblica Popolare Cinese la dirigenza che faceva capo a Deng Xiaoping elaborerà durante il XII Congresso del Partito Comunista Cinese tenutosi nel 1982 – a differenza della classe dirigente sovietica guidata da Michail S. Gorbačëv, che nel 1985 diverrà segretario generale del PCUS proponendo la perestrojka e la glasnost’ – il «socialismo con caratteristiche cinesi», un regime a economia mista che fonde statalismo ed economia sociale di mercato, con una forte venatura patriottica. Piaccia o meno, se Gorbačëv avesse imitato Deng Xiaoping, oggi Vladimir Putin sarebbe probabilmente un’ex quadro del KGB divenuto segretario generale del PCUS e presidente dell’Unione Sovietica, e la NATO starebbe ai confini della DDR, e oggi la storia sarebbe diversa (e con un deterrente in piedi, non avremmo avuto guerre nel Golfo, Somalia, Jugoslavia, Serbia e Kosovo, Iraq, Afghanistan, Libia, Siria, rivoluzioni colorate nell’est Europa e primavere arabe e ondate migratorie, ma equilibrio fra blocchi e forse la creazione dell’asse geopolitico Patto di Varsavia-Mosca-Pechino-Tehran e Paesi Non Allineati).
Ma fu spontaneo, caduto il sistema socialista, la spinta all’ingresso nell’Alleanza Atlantica? A detta degli agiografi liberali filoamericani di sinistra e destra sì. Dopotutto, la «fine della storia» predicata da Francis Fukuyama non profetizzava un futuro algido dove la democrazia liberale avrebbe trionfato su tutto e tutti?
La storia è un po’ più complessa, e spiace che ai vari Gramellini non piace, ma è così. Furono fattori esterni a favorire tale processo: nel 1980, il filantropo (o “oligarca liberale”, per parcondicio) ungherese George Soros comincia a utilizzare i suoi milioni per combattere il socialismo in Europa dell’Est, finanziando, tramite la sua Open Society Foundation, dissidenti anticomunisti e individui interni ai partiti comunisti dell’est Europa, pronti a cooperare con lui. Il suo primo successo, l’ottiene in Ungheria. Attacca il sistema educativo e culturale ungherese, smantellando il sistema statale socialista di tutto il paese. Si apre un canale direttamente all’interno del governo ungherese. In seguito, Soros si volse alla Polonia, contribuendo all’operazione Solidarnosc, finanziata dalla CIA, e, lo stesso anno, estende le sue attività in Cina. L’URSS venne dopo. Non era un caso se la CIA ha condotto delle operazioni in tutti da questi paesi.
Ma l’ingresso nella NATO a muro di Berlino caduto? Seguirà l’appoggio a quelle classi dirigenti postsovietiche riformiste, a capo di una sorta di Pds dell’est Europa, che in alcuni paesi andranno al governo, in altri no, alternandosi ai movimenti liberaldemocratici filoamericani formati da ex dissidenti vissuti o ai margini della vita politica socialista, o all’estero favorendone l’ascesa al governo in fase post-1989, senza contare tutti quei giovani mandati a studiare nelle università occidentali, dove si spingeva a modelli economici e politici occidentali; non vanno poi dimenticate politiche euro-americane di sostegno economico a quei paesi e vari piani d’investimento – sul modello del “Piano Marshall” per intenderci, usato nel secondo dopoguerra da Alcide De Gasperi e dalla sua DC come mezzo propagandistico per farci entrare nella NATO nel 1949 – che ovviamente porteranno le locali classi dirigenti a diventare filoamericane.
È ovvio che questo concatenamento di fattori, assieme ad un modello economico di sviluppo effettivamente imbolsito e burocraticizzato e ad una vecchia russofobia, spingerà le classi dirigenti filoccidentali dei paesi dell’est nelle braccia della NATO.
