di Federica Francesconi
Il Grande Reset, come lo chiamano gli ingegneri della nuova disumanità di Davos, ha avuto come punto di partenza l’autoattentato alle Twin Towers. La caduta delle Twin Towers sul piano simbolico rappresenta la caduta della Torre di Babele di biblica memoria. Ma attenzione! Dietro alla caduta delle Torri Gemelle ha operato un processo di inversione dell’archetipo, un’azione controiniziatica a tutti gli effetti che ebbe come fine il sovvertimento di un’epoca, il rovesciamento di un ordine per crearne uno nuovo, il Grande Reset appunto. Del resto, il motto degli architetti controiniziati non è forse ordo ab chao, ordine dal caos? Perciò, nell’immaginario controiniziatico degli architetti di Davos che mirano a sostituirsi a Dio, la distruzione delle due torri ha avuto come conseguenza la ricostruzione di un nuovo ordine fondato su presupposti distopici. Dal punto di vista degli epigoni di Hiram Abif è la grande vendetta contro Dio che in un tempo mitico aveva distrutto il loro sogno di fondare un mondo globalizzato con un’unica lingua. Ora il loro sogno si è avverato. Il mondialismo è divenuto realtà. Ma l’illusione dell’élite che il loro impero globalizzato sarà eterno si infrangerà con il fallimento del loro piano, fallimento che è già in azione con la creazione dell’asse Russia-Cina-India, cioè di un ordine multipolare contrapposto a quello unipolare. Il caos da loro evocato e attuato, infine, si rivelerà la pietra tombale del Grande Reset.
