a cura di Roberto Siconolfi
Discorso molto importante di Vladimir Putin al 19° Forum annuale del Valdai International Discussion Club il cui tema era “Il mondo dopo l’egemonia: giustizia e sicurezza per tutti”. L’incontro, durato quattro giorni, ha riunito 111 esperti, politici, diplomatici ed economisti provenienti dalla Russia e da 40 Paesi stranieri, tra cui Afghanistan, Brasile, Cina, Egitto, Francia, Germania, India, Indonesia, Iran, Kazakistan, Sudafrica, Turchia, Uzbekistan e Stati Uniti. Putin: “Gli eventi attuali hanno messo in ombra le questioni ambientali – stranamente, vorrei iniziare da questo. Il cambiamento climatico non è più in cima all’agenda. Ma queste sfide fondamentali non sono scomparse, non stanno andando da nessuna parte, stanno solo crescendo.
Una delle conseguenze più pericolose dello squilibrio ecologico è la riduzione della biodiversità in natura. E ora vengo al tema principale per cui ci siamo riuniti: le altre diversità – culturali, sociali, politiche, di civiltà – sono meno importanti? La semplificazione, la cancellazione di tutte le differenze è diventata quasi l’essenza dell’Occidente moderno. Cosa c’è dietro questa semplificazione? Innanzitutto, è la scomparsa del potenziale creativo dell’Occidente stesso e il desiderio di frenare, di bloccare il libero sviluppo di altre civiltà. Naturalmente, qui c’è anche un interesse mercantile diretto: imponendo i loro valori, gli stereotipi dei consumatori, l’unificazione, i nostri avversari – li chiamerò così – stanno cercando di espandere i mercati per i loro prodotti. Alla fine tutto è molto primitivo. Non è un caso che l’Occidente sostenga che la sua cultura e la sua visione del mondo debbano essere universali. Se non lo dicono direttamente – anche se lo dicono spesso – ma se non lo dicono direttamente, si comportano e insistono sul fatto che, di fatto, la loro politica insiste sul fatto che questi stessi valori dovrebbero essere accettati incondizionatamente da tutti gli altri partecipanti alla comunita’ internazionale. Nell’ultimo mezzo secolo questo accecamento di cui parlava Solzhenitsyn – di natura palesemente razzista e neocoloniale – ha assunto forme semplicemente brutte, soprattutto da quando è emerso il cosiddetto mondo unipolare. La fiducia nella propria infallibilità è molto pericolosa: è a un passo dal desiderio degli stessi “infallibili” di distruggere semplicemente chi non gli piace. Come si dice, “abolire”: riflettiamo almeno sul significato di questa parola.
Anche all’apice della Guerra Fredda, al culmine del confronto tra sistemi, ideologie e rivalità militari, non è mai venuto in mente a nessuno di negare l’esistenza stessa della cultura, dell’arte e della scienza dei propri avversari. Non era venuto in mente a nessuno! Cosa sta succedendo ora? I nazisti arrivarono a bruciare i libri ai loro tempi, e ora i “promotori del liberalismo e del progresso” occidentali sono arrivati a vietare Dostoevskij e Tchaikovsky. La cosiddetta cultura della cancellazione, ma in realtà – ne abbiamo già parlato più volte – la vera abolizione della cultura nega cio’ che e’ vivo e creativo e non permette al libero pensiero di svilupparsi in nessun ambito: né in economia, né in politica, né nella cultura. La stessa ideologia liberale oggi è cambiata in modo irriconoscibile. Se il liberalismo classico originariamente intendeva la libertà di ogni persona come libertà di dire ciò che si vuole e di fare ciò che si vuole, già nel XX secolo i liberali hanno iniziato a dire che la cosiddetta società aperta ha dei nemici e la libertà di tali nemici può e deve essere limitata o addirittura annullata. Ora si è arrivati addirittura all’assurdo, quando qualsiasi punto di vista alternativo viene dichiarato come propaganda sovversiva e minaccia alla democrazia.”
