a cura di Sandro Consolato
“L’uomo è come una bussola sulla nave: gira intorno al proprio asse e, così girando, vede tutti e quattro i punti cardinali, ma sopra di sé e sotto di sé non vede e non gli è dato vedere niente. Ma proprio lì si trovano le due cose a cui tiene e di cui vorrebbe sapere qualcosa. L’amore sotto di sé e la morte sopra di sé.
Esistono vari amori. Gli uni possono essere infilzati solo sulla forchetta; gli altri vengono mangiati con le mani, come le ostriche; alcuni vanno tagliati con il coltello, altrimenti ti soffocano, ma ci sono anche amori così liquidi che può essere d’aiuto esclusivamente il cucchiaio. Oppure bisogna raccoglierli, come Adamo quando raccolse la mela.
Quanto alla morte, è l’unica cosa a questo mondo che può salire e scendere, come un serpente, l’albero della nostra origine. La morte può aspettarti in agguato per molti secoli prima che tu nasca, ma può anche tornare indietro a prenderti muovendo verso di te dal lontanissimo futuro. Qualcuno che non conosci e che non vedrai mai può aizzare la tua morte contro di te così come aizza un cane da caccia contro una pernice, e può spedirla a caccia di te da una distanza immensa…”
(il profeta a Leandro, nel bel romanzo serbo “Il lato interno del vento” di Milorad Pavic, 1991)
