di Angelo Armano
Ha ragione Giorgio Agamben, siamo una società di complici.
Sentire Ursula von der Leyen fare dichiarazioni accorate sulle ordinarie ruberie in quel carrozzone che è il Parlamento Europeo… e noi qui ad ascoltarla, complici, alla stessa maniera dei kapo’ dei lager.
Si, nulla di meno, non è un’iperbole: l’archetipo è lo stesso.
Gli indiziati di reato di questo scandaletto che più ordinario non si può, vengano perseguiti presto e bene se responsabili (non mi straccio le vesti per il colore politico a differenza di quanto fanno ordinariamente gli appartenenti a quel colore politico).
Quello che giudico intollerabile è che i contratti di fornitura dei vaccini, per l’affare più grosso del secolo -fino ad oggi-, sottoscritti in nome nostro e per conto (per il nostro bene, sic…), su nostro mandato di cittadini elettori, con i nostri -ma lo sono ancora?- soldi di contribuenti, distratti da usi migliori innanzitutto nella sanità, siano segreti sulle clausole economiche e di garanzia, addirittura segreto militare sulla sostanza oggetto della fornitura… fino da ultimo al reiterato rifiuto del CEO di Pfizer a venire a rispondere alle interrogazioni dei nostri rappresentanti.
Cosa volete che me ne importi di una poveraccia ipocrita e ladra (si facta vera sunt), come la Vicepresidente greca, rispetto a quanto mi viene fatto reiteratamente trangugiare, con pretesa pure di legalità.
Io non dimentico neanche un giorno di questi ultimi tre anni di abominio della legalità, checche’ ne dica la Corte …ituzionale.
Quei medicamenti non vengono prodotti se qualcuno – leggi Stati e Organizzazioni internazionali acquirenti- non li abbia preventivamente finanziati, e solo questo basta a far capire, date le tempistiche di tutto quanto avvenuto, il “mistero buffo”.
Orologeria della pandemia: tie’, fa pure rima.
La crisi di legalità parte dalla testa, da Ursula von der Leyen in persona; il resto scenette a orologeria, appunto, che ci vengono date in pasto nel teatrino/propaganda quotidiano.
Mi fa pena la Ronzulli che si dissocia dal tentare di riparare -si fa per dire- all’abominio dell’obbligo (con consenso estorto in aggiunta) per alcune categorie, di assunzione di una sostanza ignota, tranne che per un’etichetta appiccicata.
Obbligo che mi vanto di aver violato, in forza di una precisa coscienza giuridica, alla quale mi propongo di non deflettere mai.
Nessuno di noi deve fare Rambo, ma se non poniamo questa questione al primo posto, per tutto quanto accaduto in questi ultimi tre anni (anche con una resistenza passiva e un sabotaggio di quanto proviene da quella apicale illegalità), siamo una SOCIETÀ DI COMPLICI, e nessuna meraviglia se veniamo gestiti come bestie da macello.
Come già ho affermato altre volte, tutti gli altri argomenti, piccoli o grandi che siano, locali, nazionali o internazionali, sono vuoti di sostanza, sono complicità da intrattenimento, e chi li ventila, senza superiore o almeno analogo impegno e responsabilità rispetto a quanto qui sottolineato, fa da ruota di trasmissione a questa mostruosa illegalità.
Fa anzi in modo che prosegua.
Per me non ha alcuna autorevolezza.
