di Aria Shu
La distinzione tra paradiso e inferno si è evoluta negli antichi testi sacri chiamati Veda, dove si cita: “Vai in cielo o sulla terra, secondo i tuoi meriti” e in particolare in una delle sue raccolte chiamata Rgveda datato tra il 2000 e il 1500 secolo a.C. Secondo i testi, gli eletti si godono la residenza in CIELO, situato “lassù” e governato dal Dio del Cielo, Indra (che significa SIGNORE), nonché capo delle divinità. Nel racconto mitico di Mudgala e Rishi Durvasa i cieli venivano descritti come luogo fornito da eccellenti sentieri, con molti giardini celesti. Il defunto non subiva né fame, né sete, né caldo, né freddo, né dolore, né stanchezza, né tanto meno la vecchiaia. Gli abitanti erano liberi dall’invidia, dall’ignoranza e malizia. Per quanto riguarda l’INFERNO era un mondo sotterraneo conosciuto come Naraka, dove vi regnava il Dio dei Morti: Yama (ossia Gemello). Si credeva che fosse suddiviso in decine di milioni di livelli, mentre per i testi sacri dei Markandeya Purana, in sette inferni principali di PROFONDITA’ sempre maggiore, e in inferni secondari. Le punizioni che subivano i defunti erano corrispondenti alle loro colpe, come essere fatti a pezzi, sbranati, divorati, congelati o bruciati in calderoni bollenti. In questo luogo di tormenti vi regnava Yama, il Dio dei Morti e giudice infernale, il quale trascinava l’anima davanti al suo TRIBUNALE. Qui vi era un cancelliere che annotava su un libro il bilancio dei meriti e demeriti, considerando tutti gli istanti della vita terrena del defunto. Se in quest’ultimo prevalevano più azioni cattive che buone, veniva condannato all’inferno e costretto ad affrontare svariate punizioni. Ma questa condizione non era eterna ma solo temporanea poiché per lui ci saranno altre REINCARNAZIONI che gli permetteranno di emanciparsi dal ciclo di vita, morte e rinascita.
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