Dell’Ascia bipenne e del Soggetto Radicale: visioni in chiaro di uno sciamano Indoeuropeo

di René-Henri Manusardi

Nel ventre di Sherwood

     Nel ventre di Sherwood, foresta regale, dove nell’orrido nidificano falchi pellegrini, aquile reali, lì ho ritrovato e portato alla luce l’ascia di guerra del Re degli Achei, l’ascia bipenne seppellita nella caverna dei Norreni. Anfratto che ancora occulta il tesoro di sconosciuti predatori scandinavi, quando falcidiavano e saccheggiavano le grotte di Micene e le isole greche con crudeltà vichinga. Cavità oscura nei pressi della pietra dei Saxen, sulla quale i druidi scrutavano il Cielo sacrificando maschi di cervo, le cui corna ornavano danze guerriere, quando il nome della terra era ancora Britannia, il nome della pietra era Gwenir e il mio era nome era Thanos esule di stirpe Achea figlio di Thanatos madre insensibile e avvenente, mentre qui vengo chiamato Rūnat, figlio di Eidaleg, di schiatta insubre e longobarda. Un’iscrizione sull’ascia: Ἀγαμέμνων (Agamèmnon) al lato destro del filo. Il manico nuovo lo creò per me Zyr dalle mani di pietra nella sua antica fucina, ribattendo un ferro a molti strati per poi intrecciarlo con mano esperta e infilarlo nel foro centrale. Mentre il corpo della bipenne non era metallo, ma pareva di meteora, la pietra di cielo che messa sul fuoco emise fulmini e posta sull’incudine lo aprì in due, mentre io e Zyr cadevamo in ginocchio tremanti credendo di aver offeso il Dio degli dei. Mentre invece ci apparve all’istante l’arcangelo Michele che afferrando l’ascia, la strofinò finché divenne luminosa e quindi me la diede sollevandomi in piedi come fossi un fuscello, dicendomi: “Solo l’Altissimo dovete adorare!”. Michele diede nome Braw all’ascia bipenne, che in gallese significa Terrore“perché – disse – sarà il terrore degli empi liberali”. Con essa – quando pratico coraggiosamente l’ascesi e l’adorazione profonda – fendo molte teste infernali insieme agli angeli guerrieri nella Terra di Mezzo, aspettando il ritorno di Robin Hood e la seconda venuta di Merlino lo sciamano eremita di Camelot e d’Europa, che sradicheranno il satanico albero del liberalismo in Occidente risvegliando dal sonno pellegrini mistici, costruttori di cattedrali, confraternite di mutuo soccorso, comunità solidali e famiglie numerose per la gloria e il trionfo del nuovo Impero d’Europa. L’arcangelo Michele infine mi ordinò di partire verso sud senza apparente meta, fino a quando giunsi in Italia.

A San Galgano

     Un grigiore nebbioso, nuvole scese a lambire il suolo, mentre quella sera i miei piedi fradici d’acqua dentro i calzari, calcavano la terra davanti all’Abazia di San Galgano ch’era miracolosamente fulgida, splendente come una minuta Gerusalemme celeste. Le aperte mura della Cattedrale, luminescenti come un diamante investito dalla luce del sole, perdevano tuttavia intensità davanti al chiarore delle ali di migliaia di migliaia di angeli assiepati dentro di esse, mentre le ali di molti di loro sforavano le arcate vuote delle finestre gotiche proiettandosi all’esterno a mo’ di raggiera. L’arcangelo Michele, col turibolo d’oro offriva incenso sulla pietra d’altare del Sacrificio di Nostro Signore, mentre le schiere angeliche cavalcando albi destrieri bardati per la guerra, alternavano adorazione e lode alzando al cielo spade, lance, picche, asce fatte di polvere cosmica, di meteore stellari. Io, Rūnat, in pellegrinaggio verso sud con destinazione ignota, con l’assoluzione e la penitenza conferitami dal monaco Finnian d’Irlanda per espiare i miei peccati, ero lì fermo a contemplare stupito questo angelico splendore, quando d’improvviso caddi in ginocchio davanti all’arcangelo Michele che prese la mia Braw, l’ascia bipenne a cui sono legato dal foedus catholicum e, prima di restituirmela, ne fece altre undici copie da distribuire a vari popoli della Terra. La prima di queste asce era stata forgiata per il tuscio romano Raginald figlio del Vento, con il suo nome impresso a lato del filo destro, ch’era stato portato in spirito davanti all’altare dove la bipenne gli venne consegnata dal divino Michele, mentre egli stupefatto e muto, non era in grado di proferir parola per lo sconcerto.  Con l’ascia a doppio filo – quando Raginald praticherà coraggiosamente l’ascesi e l’adorazione profonda – fenderà molte teste infernali insieme agli angeli guerrieri nella Terra di Mezzo, aspettando il ritorno, la seconda venuta di Costantino imperatore, che sradicherà il satanico albero del liberalismo in Occidente suscitando il nuovo avvento del Sacro, dell’Aristocrazia di pensiero e della Giustizia sociale. E a me venne poi ordinato dall’angelo attendente del Principe delle milizie celesti, di andare a nord e dirigermi verso la terra dell’Orso guerriero.

Verso Stonehenge

     Camminavo a passo rapido sulla piana di Stonehenge, nello zenith di una mite notte stellata vicina al solstizio d’estate, puntando dritto verso il cromlech senza esitazione perché una parte della mia anima ha sempre dimorato lì al suo interno, sotto la volta celeste, a contemplare l’immenso spazio siderale e le mani di Dio che hanno creato le ignote meraviglie del cosmo. Lì, è una gioia ad ogni ritorno e le mani del Pater noster ancora mi accarezzano in mezzo a luna, stelle cadenti e scie di comete luminose. A pochi metri dalle pietre lunghe la terra cominciò a tremare sotto i miei piedi, un terremoto dalle dimensioni inaudite per quella landa priva di sismi. Caddi a terra rotolando come un sasso per qualche metro e, quando mi fermai, vidi Michele che percuoteva la terra con l’ascia bipenne simile alla mia Braw, mentre le pietre del cromlech magicamente si rialzavano e il santuario solstiziale di Stonehenge veniva ricostruito come in origine, nel tempo del suo massimo splendore. Là, nella terra della Tavola Rotonda, il divino Arcangelo concentrò la luce di Orione che illuminò la pietra sacrificale, la quale divenne come d’elettro blu e fosforescente. Pose quell’ascia nella cintura dell’insubre longobardo Mauritius figlio del Fuoco, con il suo nome impresso a lato del filo destro, mentre egli stava in ginocchio stupefatto ai piedi del grezzo altare con la bocca aperta e le braccia al Cielo, facendo scaturire dal suo petto i suoni inarticolati di una glossolalia cosmica. Con l’ascia a doppio filo – quando Mauritius praticherà coraggiosamente l’ascesi e l’adorazione profonda – fenderà molte teste infernali insieme agli angeli guerrieri nella Terra di Mezzo, aspettando il ritorno, la seconda venuta di Artù il Rex venturus, che sradicherà il satanico albero del liberalismo in Occidente per il trionfo dell’Ordine Divino e sociale tra i popoli della Terra. E a me un angelo guerriero ordinò di tornare ancora una volta verso sud senza apparente metà.

Al cuore di Notre-Dame

     Proveniente dal Quartiere Latino, un angelo in spirito mi disse di attendere seduto davanti alla porta della grande Cattedrale, erano le due di notte di un inverno rigoroso. Mi sedetti su un muretto siepato lì di fronte e attesi fino a quando le palpebre si chiusero e m’addormentai. Finalmente desto, con grandissimo stupore mi ritrovai all’interno di Notre-Dame, con l’anima persa nella foresta dei suoi colonnati e della sua altitudine divina, in cui lo sguardo vola fino a perdersi tra l’architrave e le finestre gotiche vestite di preziose vetrate multicolori che raccontano la storia di Francia, della Scrittura Sacra e del Divin Redentore. Muri intrisi d’incenso, di sudore e di segreti che divennero trasparenti all’entrata di Michele, il quale prostrato al suolo adorava il Santissimo e baciando il pavimento emanava profumo d’olibano dalle vesti austere della sua armatura guerriera. Alzatosi da terra chiamò l’Angelo di Francia, sfilò dalla cintura un’ascia bipenne e gli ordinò di toccare con essa tutte le statue esterne dell’imperiosa Cattedrale e, infine, la corona di spine di Nostro Signore Gesù posta sull’altare, affinché l’ascia assorbisse lo spirito del Cristo e quello dei popoli di Francia, d’Europa e d’Eurasia, dalle terre d’Iberia agli ultimi confini della Siberia. Infine, Michele stesso rapì dal cuore della Tuscia il longobardo Laurentius figlio della Terra, e gli consegnò l’ascia bipenne col suo nome inciso nel centro della stessa. Egli, sgomento, venne gettato nel cuore della corte angelica che stava assiepando l’interno di Notre-Dame ritmando una danza guerriera di fuoco, mentre le mura gotiche ora lucenti si dilatavano a dismisura andando a lambire a nord le coste di Normandia fino alla spiaggia di fronte a Mont-Saint-Michel, a sud ovest il Santuario di Santiago di Compostela in Spagna, ad est prima Aquisgrana e poi il Santuario di Maria Regina Poloniae di Jasna Góra, a sud i colli di Roma e infine la Celeste Basilica di San Michele sul Gargano. Con l’ascia bipenne – quando Laurentius praticherà coraggiosamente l’ascesi e l’adorazione profonda – fenderà molte teste infernali con gli angeli guerrieri nella Terra di Mezzo, aspettando il ritorno, la seconda venuta di Carlo Magno imperatore che sradicherà il satanico albero del liberalismo in Occidente per il trionfo del Sacro Impero d’Europa. E a me venne ordinato da un serafino fiammante di continuare il mio viaggio a sud verso l’ignoto.

Nella terra di Melchidesech

     Sono andato sempre più a sud, mi son nascosto nel deserto, nella terra di Melchidesech, quel re di Salem che non sacrifica uomini o animali ma offre pane e vino all’Onnipotente in un mondo di idolatri atei liberali, le cui divinità antropomorfe virtuali son profilate ai sacrifici umani, ai loro vizi orrendi, a desideri impuri. Qui, nella sabbia dispersa a grandi onde, sulle rocce di un’altura arsa dal vento, tra serpenti, rapaci, nella nascosta oasi rocciosa ricca d’acqua sorgiva a cui la luna e le stelle nella fredda notte desertica fanno capolino, qui respiro a pieni polmoni la trascendenza di Dio che tutto sovrasta, tutto crea e tutto compenetra pur essendo Egli l’Assoluto. Seguo il corso dei pensieri, il filo sottile dei discorsi che ancora echeggiano nel vento, le parole imperiose del patriarca Abramo, di Mosè il liberatore, di Dio Figlio disceso dal cielo, del profeta Muhammad, i quali si prostrano silenti davanti a tanta immensità affermando che “Lui solo è Santo!”. Ci aspetta una guerra apocalittica, uno sconvolgimento cosmico, il regno dell’Anticristo di cui ancora non emerge il suo volto d’abiezione e poi il ritorno finale del Re della gloria, il Signore Gesù vero Dio e vero Uomo. E davanti all’infinito oceano di sangue che presto verrà sparso, ho cercato rifugio in questa terra desolata per prendere forza, per non rifiutare il mio destino, per prepararmi a questi ultimi Tempi con l’ascesi e la preghiera profonda, perché solo l’adorazione ch’è fuoco d’amore incendiario che commuove Dio può mutare le sorti della Storia e darci la vittoria. Poiché Egli, come viandante ramingo, solitario, anonimo e adombrato sulle strade del mondo, cerca e desidera il nostro piccolo e finito amore, per darci il suo Amore infinito, per deificarci, per edificare il suo Regno qui sulla Terra. Per rivelarsi infine come un Amante geloso, sceso dal cielo nella fine dei Tempi per difendere i suoi popoli e le sue stirpi assieme ai suoi angeli guerrieri, con l’ascia bipenne della gloria regale che raffigura il trionfo della Croce, del Cristo crocifisso che stende le braccia inchiodate per salvare il mondo, che emette prima della sua morte e della sua discesa negli inferi l’urlo terribile di vittoria, che fa tremare gli esseri infernali slegati nel tempo della Modernità e che ora ritorna glorioso per incatenarli e gettarli per sempre nello stagno di fuoco. Pensavo a queste cose nella brezza ardente dell’ora nona, dove tutto è fermo e come morto sotto il torrido solleone che qual manto dell’Altissimo ricopre ogni cosa nel silenzio più assoluto e in una sorta di dormiveglia visionario, quando d’improvviso trovai Michele seduto al mio fianco. Ebbi un sussulto, ma egli afferrando il mio avambraccio mi indusse a rilassarmi e così venni penetrato da una profonda calma. “L’Altissimo mi chiede di consegnare ancora due asce bipenni per il futuro Impero d’Europa. Le altre sei andranno alla Santa Madre Russia e ai popoli d’Oriente”, mi disse e poi aggiunse – “L’ordine divino che mi è stato intimato dal Padre riguardo alle asce è quello che vengano consegnate a due Donne valenti e integerrime, in cui l’onore e la fedeltà siano prova vivente d’intransigenza nella lotta contro i signori dell’oro di Davos e le potenze infernali che li sostengono. Tu chi sceglieresti al mio posto?”. Turbato e confuso per questa dichiarazione di grande confidenza da parte del divino Arcangelo nei miei confronti, tuttavia non nicchiai né tanto meno mi nascosi dietro una falsa umiltà, ma gli risposi in modo lineare e diretto: “Ci sarebbero Ignes e Waly…”“Tu vedi sempre lontano!”, mi rispose stupito, l’Arcangelo. “Ci avevo pensato anch’io! Vai a nord ovest, torna in Europa e dirigiti verso la terra di Spagna. Ci rivedremo lì!”. E come era apparso così scomparve, mentre io prendendo sacca, bastone e bipenne solcai il Grande Mare verso la Terra del Sole.

Sulle alture di Montserrat

     Vidi improvvisamente Ignes figlia dell’Acqua, mentre stavo per raggiungere in piena notte le porte del monastero di Montserrat, dove mi aveva spinto sin lì un impulso cieco e il desiderio infinito della mia solitudine con Dio. La vidi coronata di fiori, coi capelli sciolti e avvolta in un abito di tenue luce e d’azzurro chiarissimo. Ignes la militante, Ignes la pasionariaIgnes dal grande cuore cameratesco e fraterno, Ignes che ha sempre accolto tutti con cuore materno nella sua Corte senza tralasciare nessuno, ascoltando tutti e ogni tanto scappando quando il serbatoio della sua capacità d’ascolto aveva raggiunto il limite concesso. Ignes che era lì in ritiro, solitaria a riposare dopo le grandi fatiche familiari e quelle dei lavori in muratura da cui non solo non si sottraeva, ma baldanzosa segnava sempre la prima linea come se ancora fosse una quindicenne. Vidi Ignes, sulle mura del Monastero per nulla turbata, la vidi che in tal modo vestita e assistita da due angeli ai suoi lati stava ascendendo una scala di luce volando verso l’alto senza compiere neppure un passo, venendo attratta magneticamente dall’arcangelo Michele che stava in piedi alla fine della lunga scala. Appena giunta davanti a lui, Ignes si inchinò sorridente e Michele rispose al suo sorriso, mentre le toglieva la corona di fiori e le metteva sul capo la Corona Ferrea dei re longobardi, quella che al suo interno ha un anello di ferro ricavato da uno dei chiodi della passione del Signore. Poi la cinse con una lunga cintura di spesso cuoio da combattimento, borchiata all’esterno, girando verso la destra di Ignes la parte ridondante della cintura. Le consegno quindi un’ascia bipenne, come tutte le altre simile alla mia Braw, col nome Ignes nella parte alta dell’ascia, ordinandole di infilarla nella cintura. Con essa – quando Ignes praticherà coraggiosamente l’ascesi e l’adorazione profonda – fenderà molte teste infernali con gli angeli guerrieri nella Terra di Mezzo, aspettando il ritorno, la seconda venuta dei santi guerrieri della Reconquista, che sradicheranno il satanico albero del liberalismo in Occidente per il trionfo dell’Europa imperiale. Michele girò il suo sguardo verso il mio e disse ieratico: “Ci rivediamo presto a Santiago!”. Poi la visione scomparve e mi ritrovai errante a circa metà del cammino di Santiago.

Alla fine del Cammino di Santiago

     Sul far del tramonto di un giorno di prima estate, lasciate alle mie spalle Compostela e la benedizione dell’Apostolo Giacomo (Jago) ero quasi arrivato a Finisterre, quando vidi da lontano Waly figlia del Sole, che raccoglieva conchiglie sulla rena a piedi nudi in riva al mare. Aveva le movenze morbide d’una pallida fata d’Irlanda, avvolta in una bianca veste a fiorellini lunga e aderente ai fianchi che teneva un po’ su per non bagnarla, in quell’atmosfera atlantica dove le coste d’Alba, d’Albione, d’Éire e di Galizia paiono tutte eguali. Rinunciai a salutarla perché, viste le precedenti esperienze, dovevo solo esser testimone muto d’un fatto soprannaturale dai toni primordiali e miracolosi, quindi mi sedetti sulla riva nell’attesa del mitico evento. Guardandola da quella distanza compresi il perché di quella scelta divina che stava per investire Waly, lei infatti al di là di una innata dolcezza materna era una natura profondamente tenace, caparbia, organica e anche un po’ ribelle non solo all’occorrenza ma pure contro ogni autorevole sopruso. Una costituzione guerriera la sua che al par di quelle di Raginald, Mauritius, Laurentius, Ignes e dello scrivente, rappresentano a loro modo sintesi perfettibili eppur diverse dell’arcana tipologia propria del Soggetto Radicale. All’imbrunire, Waly decise di pernottare sulla spiaggia lasciandosi avvolgere dalla risacca del mare e dal chiarore delle stelle, quando un pellegrino con la lanterna in mano le si avvicinò deciso ed ella gli offrì del pane secco e del vino dalla sua bisaccia. Però s’accorse che l’errabondo non aveva piedi e venne quindi presa da grande timore, sapendo di trovarsi davanti ad una natura aliena che comunque emanava una grande pace. L’arcangelo Michele si rivelò allora a lei nel suo pieno fulgore e a viso scoperto, gettando il mantello a terra e Waly si ritrovò di scatto in piedi davanti a lui senza suo volere e s’inchinò tremante al Principe degli angeli. Rincuorandola, lui le disse: “Non temete, graziosa signora. Sono Michele, il comandante dell’esercito del Signore. Sono qui per volere dell’Altissimo, affinché venga a voi consegnata un’ascia bipenne, simbolo della vostra lotta per il Sacro Impero d’Europa, sigillo indelebile che vi farà madre spirituale di molti guerrieri d’Eurasia”. Detto questo, l’arcangelo Michele le pose sul capo la corona gigliata di Federico II imperatore, le strinse una cintura di pelle d’agnello ai fianchi e consegnò nelle sue pallide mani l’ascia bipenne col nome Waly inciso nel centro della stessa. Con essa – quando Waly praticherà coraggiosamente l’ascesi e l’adorazione profonda – fenderà molte teste infernali con gli angeli guerrieri nella Terra di Mezzo, aspettando il ritorno, la seconda venuta del Santo Apostolo Giacomo che sradicherà il satanico albero del liberalismo in Occidente, cavalcando coi suoi angeli guerrieri accanto alle milizie d’Eurasia da Lisbona a Vladivostok, per il trionfo mondiale della Civiltà imperiale geopolitica e multipolare.

Con Dasha nelle verdi praterie del Cielo

     Alla fine di questo cammino visionario fantastico, ricordo invece e realmente o Dasha, quando due giorni dopo il compimento del tuo tragico ed eroico destino, sei apparsa in sogno a Rūnat nella prateria celeste. Seduta tra un’immensa distesa di bianchi gigli lo guardavi sorridente, mentre indossavi ancora una volta il completo nero che vestivi nei giorni del tuo ultimo Campus eurasiatista finito pochi giorni prima, all’alba del tuo martirio. Eri in uno stato di immensa beatitudine, si capiva dal tuo viso, mentre sedevi con la gamba sinistra piegata ai margini del mento e la destra flessa a terra in posizione di semi loto. Non smettevi di guardare Rūnat, mentre lui non provava stupore, ma una grande gioia per Te che vedeva felicissima nella luce di Dio. Poi, a un tratto, il tuo sorriso si fece più intenso e gli donasti uno scettro, di quelli uniti a doppio calice di giglio che s’ammirano nella mano della Vergine Maria, la Madre di Dio. Confuso egli esitò, ma Tu insistevi e allora Rūnat prese lo scettro e Tu, nel fulgore del tuo sorriso ti dileguasti ai suoi occhi. Rūnat porta nei recessi più segreti della sua anima questo scettro, col tuo ricordo di sorella nello Spirito Santo, il Paracleto, il Consolatore. Egli non sa ancora il perché dello scettro né vorrà saperlo fino a che un saggio spirituale mandato da Dio presto o tardi glielo rivelerà. Però, Rūnat sa solamente che da quel momento ha iniziato a scrivere in modo nuovo, all’ombra delle tue ali di figlia della Sapienza sorella Dasha, amica della sua anima… Bol’shoye spasibo, Dasha!

Fonte: Idee&Azione

6 aprile 2023

Dell’Ascia bipenne e del Soggetto Radicale: visioni in chiaro di uno sciamano Indoeuropeo
Dell’Ascia bipenne e del Soggetto Radicale: visioni in chiaro di uno sciamano Indoeuropeo

Pubblicato da vincenzodimaio

Estremorientalista ermeneutico. Epistemologo Confuciano. Dottore in Scienze Diplomatiche e Internazionali. Consulente allo sviluppo locale. Sociologo onirico. Geometra dei sogni. Grafico assiale. Pittore musicale. Aspirante giornalista. Acrobata squilibrato. Sentierista del vuoto. Ascoltantista silenziatore.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: