LA SOCIALIZZAZIONE NEL PRIMORDIALISMO VISIONARIO

di Vincenzo Di Maio

La socializzazione secondo la sociologia accademica è un fondamento della vita umana imprescindibile che si distingue in socializzazione primaria, definita dal rapporto intergenerazionale tra genitori e figli, e in socializzazione secondaria, distinta dal rapporto di ogni essere umano con tutte le istituzioni sociali, dall’infanzia fino all’anzianità, due processi sociali fondamentali che stabiliscono la vita sociale nel corso storico degli eventi culturalmente diretti dalle tradizioni, ma anche dai processi sociali del modernismo in tutte le due forme, un antagonismo antropologico formato dal rapporto sotterraneo tra la Tradizione Primordiale e la Devianza Originaria, la quale quest’ultima dietro le quinte, conduce le masse dei popoli verso l’autodistruzione di qualsiasi civiltà.
Storicamente, invece, la socializzazione è stato un fenomeno denominato in tal senso dal mondo partenopeo del regno di Napoli, come sinonimo di innovazione tecnologica, di investimenti in ricerca scientifica e di nuove forme di divisione sociale del lavoro, che a quei tempi rappresentavano dei veri e propri esperimenti sociali in cui tutti coloro che lavoravano venivano rispettati in dignità umana, secondo nobili principi umani e in funzione della libertà sociale, un fermento sociologico che nell’Ottocento portò Napoli al centro del mondo, in termini di progresso economico sociale, secondo canoni politici di tipo aristocratico, fino alla fine del regno di Napoli che avvenne con la discussa distruzione degli equilibri sociali, ad opera di quel processo concertato dietro le quinte della massoneria, che fu l’unità d’Italia.
Da allora altri processi di socializzazione, intesa come forma storica di sperimentazione sociale rivolta a migliorare le condizioni generali dei popoli, si ebbero in Francia con l’anarchico Proudhon e altri in Inghilterra e in Germania, tutto ciò che faceva capo al cosiddetto operaismo, ossia il movimento operaio che fondò la prima associazione internazionale dei lavoratori, un fermento culturale che poi coniò una nuova parola di stampo ideologico che fu il socialismo, in qualità di ideologismo antagonista al liberalismo capitalista.
Con il conio dell’ideologia socialista nacquero da subito i primi fraintendimenti e divergenze cognitive che condussero i deboli ad essere sempre più frammentati e divisi, uno zampino diabolico a cui si aggiunse successivamente nel 1848 anche il conio di un’altra nomenclatura che fu il comunismo, una fuga in avanti tra galli da pollaio che dividevano sempre più le masse confuse e indebolite cognitivamente nel ricercare l’unità originaria dei lavoratori oppressi da un capitale sempre più distante dalle necessità degli operai, e sempre più legato a doppio filo con il gotha dell’alta finanza che ingrassava continuamente il proprio patrimonio, una dinastia globalista che, secondo dati ufficiali, già dal ‘700 faceva capo alla famiglia dei Rothschild.
Con l’avvento della prima guerra mondiale, voluta dal grande capitale dell’alta finanza e sostenuta dalla massoneria deviata di Francia e Inghilterra contro gli ultimi baluardi imperiali d’Europa che erano la Germania, l’Austria e la Russia zarista deviata dai servizi segreti britannici che decretarono la fine dei Romanov e l’avvento di un ebreo russo chiamato Lenin su un treno speciale finanziato dell’alta finanza angloamericana, nacque un enorme disagio sociale diffuso in Europa continentale che fu il contesto da cui trasse slancio un nuovo fermento politico culturale internazionale sulla base dei reduci di guerra e ad opera di due leader indiscussi, come Mussolini in Italia e Hitler in Germania, che durante il periodo della Grande Depressione riuscirono a ribaltare le sorti del popolo nei loro rispettivi paesi riportando in auge nuovamente lo spirito antico della sperimentazione sociale rivolta a migliorare le condizioni generali delle loro società nazionali, attraverso nuove forme di socializzazione nazionale che in Italia videro la loro massima espressione con il Manifesto di Verona e la repubblica di Salò.
Da allora, ciò che è rimasto di quelle sperimentazioni socioeconomiche, nel secondo dopoguerra si recuperarono parzialmente le conquiste sociali con l’introduzione di un nuovo concetto un pò confuso che fu la definizione dell’economia mista, quale compartecipazione tra stato e capitale alla promozione del lavoro e allo sviluppo dell’economia nazionale, un sistema che dall’introduzione del liberismo economico negli anni ’80 e dalla diffusione del libertarismo culturale negli stessi anni, nacquero i fondamenti della triade antropologica del modernismo, guidato dalle politiche del liberalismo capitalista, una modernità che esordisce in una sua postmodernità con la caduta del muro di Berlino e la caduta dell’URSS, all’insegna di una fantomatica democrazia rappresentativa quale panacea politica per il mondo intero.
Questo autosuperamento della modernità in una postmodernità attraversa gli anni ’90 in cui nasce un nuovo interesse culturale nei confronti della cooperazione sociale, che è una delle tante forme storiche di socializzazione economica nata per la prima volta nella storia nel primo ‘800 a Pozzuoli nel regno di Napoli, e prescelta proprio a causa del suo principio democratico generale di “una testa un voto” indipendentemente dalla quota di patrimonio posseduto, per poi essere strumentalizzata dal potere come forma di speculazione economica e clientelismo politico, una cooperazione sociale a cui si lega anche il volontariato delle associazioni socioculturali e il credito delle banche popolari, un’esperienza che si diffonde nel mondo attraverso il movimento politico internazionale dei no-global che nacque a Seattle nel dicembre 1999 e che dopo le esperienze dei Social Forum termina improvvisamente per diventare struttura generale delle fondazioni umanitarie e delle organizzazioni non governative, strumentalizzate come forma di cooperazione da personaggi pseudo-filantropi come George Soros e Bill Gates, due magnate minori dell’attuale alta finanza mondiale presieduta dalle dinastie finanziarie secolari come i Rothschild, i Rockfeller e i Warburg.
Pertanto l’identità della Devianza Originaria oggi risiede anche in una certa parte di tutte queste organizzazioni, oggi denominate filantropiche, che svolgono attività remunerative a discapito del disagio sociale nazionale e internazionale, locale e globale, una distinzione che estrapola coloro che sono ancora legati allo spirito originario della Tradizione Primordiale, che si incarna in tutte le esperienze di socializzazione economica del lavoro, e che con tale spirito continua incessantemente a contrastare e a contenere i propri replicanti, in funzione di un grado superiore di consapevolezza che li faccia rendere partecipi al Primordialismo Visionario quale movimento politico internazionale, generando una tendenza positiva di convergenza tra capitale e lavoro, se non proprio di vera e propria trasformazione sociale attraverso l’instaurazione di un processo di artigianizzazione del lavoro a tutti i livelli economici.

PRIMORDIALISMO VISIONARIO – movimento politico internazionale

LA SOCIALIZZAZIONE NEL PRIMORDIALISMO VISIONARIO

IL PUNTO DI NON RITORNO

di Massimo Cacciari

È un punto di non ritorno credo. Quello che vedo intorno a me è difficile persino da descrivere per quanto sia angosciante e al contempo ignorato dai più.
A prescindere da quello che uno possa pensare su una data questione, al di là delle proprie scelte personali, esistono dei fatti oggettivi che non possono essere ignorati e vanno analizzati lucidamente.
Non si vedeva da decenni uno stato che era in grado di far sparire nel silenzio decine di migliaia di persone che protestano. A prescindere da quello che sostengono quelle persone, il fatto che si siano ignorate queste manifestazioni (mentre venivano trasmessi servizi su tg nazionali con persino inviati sul posto per raccontare di sgomberi di rave non autorizzati) dovrebbe fare venire un brivido nella schiena a chiunque.
Viviamo in uno stato che ha deciso di applicare un ricatto paragonabile solo a certe leggi fasciste e questo lo dicono anche filosofi e politologi come Agamben.
Questo ricatto, di fatto, viola leggi e trattati che hanno molto più valore legalmente parlando, e discrimina di fatto milioni di persone sulla base di una scelta legale e permessa, sulla carta, dallo stato stesso.
Circa il 20% dei lavoratori italiani non vuole il green pass. Il venti per cento.
Dopo mesi di manifestazioni, centinaia di migliaia di persone scese in piazza pacificamente e inascoltate, diritti erosi, ricatti, adesso si sono accesi i riflettori. Adesso che si è usata violenza.
È un copione che conosciamo, Cossiga Docet. Un copione che ancora funziona evidentemente: infiltrare i movimenti per politicizzarli e avere una scusa per reprimerli.
L’assalto alla sede della CGIL è da manuale. Quello che non è da manuale è vedere che a 20 anni dal G8 c’è ancora chi ci casca.
Il discorso di Landini all’indomani di questo fatto è da copione: un inno alla resistenza, all’antifascismo, alla difesa dei diritti del lavoro. Gli stessi principi che avrebbero dovuto far muovere i sindacati per proteggere i lavoratori da quello che sta accadendo, ma finora non pervenuti.
L’appello alla mobilitazione generale dopo questo evento è la ciliegina su una torta di escrementi.
La risposta generosa e partecipata a questo appello da parte di chi non ha mosso paglia contro quello che sta succedendo, invece, è il sintomo finale di una metastasi in corso da tempo. Il suo auspicare a una riforma generale del lavoro dopo questo specifico fatto è da brividi, per chi sa leggere tra le righe.
Proclami da una parte e violenza dall’altra, tutto purché il copione silenzi quello che succede nelle piazze, le ragioni dei manifestanti e le manganellate prese da giovani, vecchi, mamme.
Ma, anche volendo fare gli ingenui e senza considerare la palese infiltrazione delle manifestazioni pacifiche (sforzandoci parecchio), la destra fa solo quello che sa fare da sempre: cavalcare il malcontento di gente esausta e lasciata sola da organizzazioni governative e non, comprese più colpevolmente quelle di sinistra e per la difesa dei diritti. Ma cavalcare non significa rappresentare e quindi associare le piazze ai fascisti, anche in questo caso, sarebbe per usare un eufemismo, ingenuo e miope.
Il vero attacco alle sedi dei sindacati non è quello studiato a tavolino da quattro fascisti che rappresentano lo 0,01% del paese, ma quello che sta avvenendo da molto tempo, globale, massivo che ha spogliati i sindacati dei loro ruoli e in maniera molto più subdola rispetto a quello che è successo ieri, ma come al solito ci si sveglia solo quando si è attaccati da fascisti che si dicono apertamente fascisti, senza nessuna valutazione sociale sul perché e in quale contesto si sia arrivati a questo, anche perché questo vorrebbe dire fare un’autocritica che le varie organizzazioni “di sinistra” non possono permettersi. E quindi ora è il momento della retorica e di slogan antifascisti, di difesa del lavoro e dei diritti.
Quando invece, nel silenzio censorio dei media, ci sono decine di migliaia di persone in piazza contro un fascismo mascherato da democrazia che erode i diritti e attacca il lavoro discriminando circa il 20% dei lavoratori, non si fa volare una mosca, anzi.
Questo è solo pericoloso e vile collaborazionismo. Non solo, è una fotografia perfetta di come i fascismi, così come successe in passato, possano subdolamente emergere sulle onde di applausi e mobilitazioni di certi apparati che si proclamano antifascisti.

Prof. Massimo Cacciari 15.10.2021. 

IL PUNTO DI NON RITORNO

LO SFORZO DELLA VOLONTA’ DI OGNI VISIONARIO PRIMORDIALE

di Vincenzo Di Maio

Ogni Visionario Primordiale è una luce nel buio che innesca memorie sopite di tempi remoti, passati e futuri, inclusi in un vortice di continuità della vita nei dettami dei disegni celesti della Creazione Divina, una luce che illumina sé e il mondo circostante toccando il cielo con il proprio cuore attraverso quella potenza indomita che risiede nella volontà che diventa sforzo quando si allinea alle volte celesti nonostante le difficoltà che si possono riscontrare nel tragitto di un sentiero intrapreso, uno sforzo di volontà che proviene dalle viscere delle proprie radici ancestrali racchiuse nel DNA di ogni cellula del corpo che gioisce alla vita come una stella nella notte, una luce radiosa che promana dalle profondità abissali delle proprie energie spirituali native che la medicina tradizionale cinese alloca nella funzione spirituale delle ghiandole surrenali, dei reni che con la vescica rigenerano continuamente il corpo come un fiume in piena che spazza via ogni putridume che ostacola la vita su questo pianeta.
Quindi lo sforzo della volontà per un Visionario Primordiale è una gioia di sfida continua che nella fedeltà all’impeto vitale reagisce ad ogni tempesta, un impeto che permette fedeltà a sé stessi, all’imperatore e a Dio Altissimo, un nobile cavallierato che issa la propria anima come una statua marmorea nella grezza pietra, scavando, di giorno in giorno, la forma perfetta dei disegni divini del Cielo, uno sforzo che prende il comando del divenire presente.
Come afferma Helmut Stellrecht, “la Volontà è quella forza insita in te che prende il comando. Puoi esitare per la stanchezza, l’ansia, la debolezza. La volontà ti solleva oltre ogni barriera e ti ordina di fare ciò che i tuoi sentimenti e la tua consapevolezza ti dicono di fare. Un uomo senza volontà è come una macchina senza energia. E’ inutile. Ma ‘dov’è la volontà, lì c’è una possibilità’, e dove una volontà comanda, viene obbedita, sia che una persona segua la propria o la volontà di un capo. Dove c’è fede che scaturisce dalla forza, è la volontà che fornisce l’energia. Esercitate la vostra volontà cosicché sia tesa come la corda dell’arco, e pronta ad essere rilasciata nel momento in cui deve, né un secondo troppo presto né uno troppo tardi. Esercitate la vostra volontà nelle piccole cose.”

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LO SFORZO DELLA VOLONTA’ DI OGNI VISIONARIO PRIMORDIALE

FEDERICO FELLINI VISIONARIO PRIMORDIALE

di Vincenzo Di Maio

“L’unico vero realista è il visionario” diceva Fellini, in quanto il visionario riesce a vedere al di là della fisica, se non proprio anche al di là della stessa metafisica, un realismo patafisico che comprende la complessità della vita sociale sulla terra, attraverso sensibilità profonde di esperienze particolari che permettono di vedere oltre le apparenze materiali, l’osservazione soggettiva nelle crepe del tempo che ascoltano tanto le grida infernali quanto i canti angelici, lo sguardo oggettivo della spiritualità che permea l’anima di chi sente dentro di sé il richiamo della foresta, quell’istante selvaggio che permette all’impeto di reagire nella tempesta, imparando ad imperare per imperire e crescere così come un uomo nuovo, un realismo patafisico che permette di comprendere la realtà poliedricamente da più angolazioni contemporanee.
Infatti “se vivi nel tuo tempo certi libri li respiri nell’aria” affermava Fellini, poichè é lo spirito del tempo che permea ogni cuore sensibile a trasmettere il vero messaggio di amore e di onore che arriva dal mistero della profondità cosmica di Dio Altissimo Sommo Creatore, una creatività divina che permea l’universo attraversando i corpi umani che recepiscono il messaggio del divenire, presente nella coscienza cosmica della mente universale.
Di fatto il realismo del visionario primordiale non è erudizione ma è essenza magica, in quanto “nulla si sa, tutto si immagina”, tutto proviene da quella sensibilità che oltrepassa il presente prevedendo il futuro prossimo e remoto alle sensibilità più sveglie che parlano al mondo con le proprie iniziative.
Diceva Fellini, infatti che “un linguaggio diverso è una diversa visione della vita”, e noi visionari primordiali siamo artefici del nostro destino in quanto autori di autocritica delle nostre proprie esperienze pregresse che, come le ideologie del novecento, vengono superate mediante la rettificazione dei nomi, la correzione delle parole chiave utili ad interpretare collettivamente la realtà condivisa nel quotidiano divenire che descrivono per ogni nome un destino.
Per questo motivo il realismo del visionario primordiale afferma con tenacia, come Federico Fellini, che “non voglio dimostrare niente, voglio solo mostrare”, perché la divina rivelazione progressiva dello spirito supera ogni aspettativa e permette di concepire creativamente, in una coproduzione condizionata, che la forma è sostanza ma ciò che conta sta nella sua essenza, invisibile agli occhi ma visibile al cuore.
Se negli anni ’70 vi è stata una convergenza parallela tra il movimento politico di Autonomia Operaia a sinistra e il movimento politico di Terza Posizione a destra, oggi è il momento opportuno che queste scie visionarie ritrovino le strade smarrite, un’opportunità che permetterà di assurgere come corpo unico benedetto da Dio Altissimo, che in ogni nazione si trasformi come un movimento politico internazionale fondato sul valore universale della Tradizione Primordiale, quale è il Primordialismo Visionario.

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FEDERICO FELLINI VISIONARIO PRIMORDIALE

LE CINQUE FORME DI RINASCITA DELL’ANIMA NEL RISVEGLIO SPIRITUALE SECONDO LA TRADIZIONE PRIMORDIALE

di Vincenzo Di Maio

Per gli umani esistono 5 tipologie di rinascita dell’anima, una classificazione del risveglio spirituale che si distingue anche in altre sottoclassi definite da specifiche tradizioni locali tutte accomunate dai cinque colori del feng shui che corrispondono ai cinque colori della bandiera di Shambala.
I colori sono in ordine di vicinanza alla verità dall’alto verso il basso con il bianco pneumatico al primo posto che rappresenta i maestri del pianeta che contrastano spiritualmentele tutte le forze del male, il blu psichico al secondo posto che rappresenta il contenimento temporale delle forze del male, il rosso psichico al terzo posto che rappresenta il contrasto alle forze del male, il giallo ilico al quarto posto che rappresenta lo sforzo continuo di apprendimento alla conoscenza delle forze del bene e infine il nero ilico al quinto posto che rappresenta la sofferenza continua delle passioni umane.
Una curiosità derivante dalla medicina tradizionale cinese, o per meglio dire dalla medicina classica taoista che è ben altra cosa, i cinque colori sopra esposti indicano la centralità dello sforzo fisico degli organi interni a cui si fa riferimento spiritualmente come domicilio dell’anima, ossia che in parole povere un maestro bianco è centrato sui polmoni e all’intestino crasso e quindi sul respiro della meditazione continua, un adepto blu è centrato sul cuore imperatore collegato al cervello come se fosse un unico organo fisico, un adepto rosso è centrato sui reni e la vescica come porta del Ming Men, un adepto giallo è centrato su stomaco pancreas e milza, un adepto nero (o verde) è centrato su fegato e vescica biliare, e il bello è che secondo la medicina tradizionale cinese il malfunzionamento degli organi deriva da concezioni mentali chiuse, cioè che non vogliono aprirsi alla verità superiore.
Quindi secondo la medicina classica taoista gli organi interni su cui si fondano gli altri 4 risvegli spirituali (tranne il primo) sono gerarchicamente disposti in ordine di prossimità ad uno stato di salute psicofisica e spirituale, poichè come nei cinque elementi agenti della dottrina del wu xing il fuoco dello spirito generato dai polmoni è all’apice della gerarchia e poi vengono gli altri elementi secondo un ordine progressivo di generazione.
Quindi gli pneumatici (bianco) e i psichici (blu e poi rosso) sono le gerarchie superiori che comandano le truppe (giallo su nero).
Ovviamente i colori cinesi non hanno corrispondenze tradizionali con quelli indiani che seguono principi ayurvedici legati ai 7 chakra.
Il tutto è percorribile con un senso di mobilità spirituale poiché si può sempre cambiare posizionamento cromatico, nell’ambito di una crescita continua poiché la permanenza nei colori non è statica, e anche una tradizione cromatica nera può ascendere a una tradizione cromatica bianca se lo sforzo di apprendimento diventa costante.
Poi vi sono i tempi ultimi in cui tutti coloro che verranno salvati diventeranno anime candide investite dalla grazia dello spirito santo che è un’altra storia.
Ciò che conta è sapere che questo ordine grossolano è grossolanamente lo stesso di quello angelico extraterrestre, poichè quello angelico ultraterrestre segue un ordine triadico di colori come sono i rossi cherubini, gli azzurri serafini e i bianchi troni e così via si ripete per le altre due gerarchie superiori.
Come in cielo così in terra, come in alto così in basso, come avanti così indietro, come dentro così fuori.

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LE CINQUE FORME DI RINASCITA DELL’ANIMA NEL RISVEGLIO SPIRITUALE SECONDO LA TRADIZIONE PRIMORDIALE

LA MASSIMA DEVOZIONE POSSIBILE DEL VISIONARIO PRIMORDIALE

di Vincenzo Di Maio

Il visionario primordiale nella sua azione quotidiana di servitore di Dio Altissimo esprime una devozione che si sforza ogni giorno di superare sé stessa come può mediante azioni come preghiere, meditazioni e digiuni che aiutano ad esprimere la devozione verso Dio Creatore, secondo i parametri della propria sacra religione tradizionale rivelata e autentica a cui si sente di appartenere.
Nella massima devozione lo sforzo quotidiano è il ricordo sempre presente di Dio in ogni cosa, un quotidiano divenire presente in cui bisogna sempre cercare di avere e di non perdere fede, gioia, amore, fortezza e timore verso Dio Altissimo.
Quindi, queste sono virtù che non vanno confuse con la sfiducia verso Dio, la tristezza verso il prossimo, l’odio verso tutto e verso Dio ben diverso dall’odio verso i nemici di Dio, debolezza verso i nemici e paura verso Dio, che sono l’esatto contrario della massima devozione possibile.
Ma bisogna ricordarsi che la gratitudine verso Dio e verso tutte le sue creature terrestri e celesti non è soltanto la più grande virtù, ma è ciò che genera tutte le altre.
Ogni sforzo verso la devozione è una benedizione, una protezione e una rafforzamento di corpo anima e spirito verso la redenzione totale, in attesa degli giorni ultimi.

Grazie Grazie Grazie

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LA MASSIMA DEVOZIONE POSSIBILE DEL VISIONARIO PRIMORDIALE

IL RIBELLE DEL PRIMORDIALISMO VISIONARIO

di Ernst Jünger

“Quando tutte le istituzioni divengono equivoche o addirittura sospette, e persino nelle chiese si sente pregare ad alta voce non per i perseguitati bensì per i persecutori, la responsabilità morale passa nelle mani del singolo, o meglio del singolo che ancora non si è piegato”.

“Il motto del Ribelle è: «Hic et nunc» – essendo il Ribelle uomo d’azione, azione libera e indipendente.”

“Il Ribelle deve possedere due qualità. Non si lascia imporre la legge da nessuna forma di potere superiore né con i mezzi della propaganda né con la forza. Il Ribelle inoltre è molto determinato a difendersi non soltanto usando tecniche e idee del suo tempo, ma anche mantenendo vivo il contatto con quei poteri che, superiori alle forze temporali, non si esauriscono mai in puro movimento.”

“Il Ribelle è il singolo, l’uomo concreto che agisce nel caso concreto. Per sapere che cosa sia giusto, non gli servono teorie, né leggi escogitate da qualche giurista di partito. Il Ribelle attinge alle fonti della moralità ancora non disperse nei canali delle istituzioni. Qui, purché in lui sopravviva qualche purezza, tutto diventa semplice.”

“Le dittature non sono soltanto pericolose, sono esse stesse sempre in pericolo poiché l’uso brutale della forza suscita ovunque ostilità.”

“Tra il grigio delle pecore si celano i lupi, vale a dire quegli esseri che non hanno dimenticato che cos’è la libertà. E non soltanto quei lupi sono forti in se stessi, c’è anche il rischio che, un brutto giorno, essi trasmettano le loro qualità alla massa e che il gregge si trasformi in branco. È questo l’incubo dei potenti.”

– Trattato del Ribelle

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IL RIBELLE DEL PRIMORDIALISMO VISIONARIO

LA FELICITÀ NELL’OLTRE UOMO DEL PRIMORDIALISMO VISIONARIO

di Friedrich Nietzsche

“La felicità è dei forti, di quelli che non cedono alle meschinità della vita stessa, di quelli che godono di tutto, amano generosamente, magnanimamente, senza ritorno e compromesso; che vivono di una felicità viva e profonda, calma e ardente, in un Io unito che nulla può abbattere”

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LA FELICITÀ NELL’OLTRE UOMO DEL PRIMORDIALISMO VISIONARIO

LA PATAFISICA QUOTIDIANA DEL PRIMORDIALISMO VISIONARIO

di Alejandro Jodorowsky

“Qualunque cosa accada durante la transizione, ricordatevi che ora siete i motori del cambiamento e qualunque cosa vedete, avete una responsabilità.

Vi viene richiesta una sola cosa, solo una: non siate cibo. È l’unica cosa che dovete fare, è così semplice, non siate cibo.

L’essere umano tra le altre cose, è uno dei generatori di luce più potenti che esistano, siamo vortici e a seconda della polarità in cui ti allinei, crei una frequenza oppure l’altra.
L’oscurità si nutre della frequenza negativa, li abbiamo nutriti per millenni.

Il risveglio dell’umanità ha inclinato il vortice collettivo verso il polo positivo, ecco perchè stanno attaccando con una tale ferocia, stanno morendo di fame.

Elimina le basse passioni della tua vita: odio, rancore, invidia, paura, vizi, bugie, ambizione, egoismo, tristezza, sfiducia. Tutto questo genera energia densa, cibo per gli oscuri.

Sii consapevole delle tue emozioni e se in qualche occasione ti senti così, cambia la tua energia: ascolta musica [432 Hz], canta, balla, respira, abbraccia un amico o il tuo cane o gatto, passeggia nel verde di un parco, medita, fai esercizio fisico… ma cambia immediatamente quell’energia perchè stai servendo da cibo.

Nutri la tua anima con tutto ciò che ti aiuta ad elevarti, se ti abitui a vivere nella frequenza dell’amore, la tua realtà cambierà senza sforzo, diventi inarrestabile perchè sei un essere potente.”

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LA PATAFISICA QUOTIDIANA DEL PRIMORDIALISMO VISIONARIO

L’AMORE DEL PRIMORDIALISMO VISIONARIO

di Frithjof Schuon

”L’uomo, amando la donna, tende inconsciamente verso l’Infinito, e deve per questo motivo imparare a tendervi consciamente, interiorizzando e sublimando l’oggetto immediato del suo amore; ugualmente la donna, amando l’uomo, tende in realtà verso l’Assoluto, con le stesse virtualità transpersonali.”

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L’AMORE DEL PRIMORDIALISMO VISIONARIO