Il Katéchon è quella figura della teologia cristiana che si presenta alla fine dei tempi per trattenere la bestia, e molti analisti e filosofi hanno visto questo particolare ruolo proprio nella Russia del presidente Putin, almeno negli ultimi anni di politica internazionale.
Ora, però, questo ruolo sembra sia passato più sul versante offensivo del “colpire la bestia”.
Colpire la bestia che governa i nostri territori con le sue ideologie nefaste e la biopolitica totalitaria degli ultimi due anni!
In sintesi, se non riusciamo a liberarci noi di tale bestia, almeno per ora, se anche la funzione degli USA di Trump è venuta a mancare, funzione molto simile a quella russa, allora è un fattore assai positivo che da “fuori”, dai “fianchi” del Moloch europeista-globalista-occidentale vi sia qualcuno che si faccia sentire e con tutte le ragioni di questo mondo.
Al netto di questioni geopolitiche circa l’atlantismo, l’eurocentrismo, l’eurasiatismo, l’internazionalismo, ecc. la manovra putiniana piove come manna dal cielo per l’indebolimento/allentamento del potere del Moloch.
Moloch che non ha alcune intenzione di mollare la presa – si parla già di variante Omega cinese –, ricordiamolo a quelli che peccano di ingenuo ottimismo.
E’ come un “prender fiato”, e poter avanzare nello scacchiere della cacciata dei globalisti dalle nostre terre, preparando, soprattutto, strutture politiche e comunitarie venture in grado di governarle.
Certo la guerra è cosa seria, provoca lutti e tragedie, ma i massimi responsabili in questo caso sono proprio la NATO guidata dai democratici e l’attuale governo di Kiev ad essa alleata, e che non si fa scrupolo di utilizzare le bande paramilitari per le sue operazioni più criminali (vedere strage di Odessa del 2014, quando le milizie ucraine massacrarono 48 tra donne e bambini, con tanto di stupri, persone bruciate vive e quasi 200 feriti).
Ultima questione è quella che attiene alla “visione del mondo”, che è la guida principe dell’operato dell’uomo sulla terra, sia a livello individuale che collettivo.
Per quanto si possa divergere da tanti punti – in ambito politico, sociale, economico e culturale – con la Russia putiniana, è innegabile però una certa similitudine di valori con il suo modello per coloro che tengono ad un principio di sovranità politica, a cominciare da quella dei propri corpi.
Questo discorso non può che venire prima di tutto il resto!
Ed è quantomeno fuorviante pensare di dover prendere le parti dell’Occidente solo in quanto Occidente, visto che “noi viviamo qui”, o per un “goffo” senso del dovere verso i nostri alleati e la nostra patria – lo stesso che porta tanti a seguire come degli sciocchi le politiche in materia Covid.
Anzi, ripeto, è questa una ghiotta occasione per dare un bel colpo a UE, Draghi, Macron, Biden, BCE, MES, e tutte le scemenze varie e banda unica che ci stiamo sorbendo oramai da anni.
“E si presentarono legati dei Greci per conto dell’Imperatore Teofilo (Imperatore Romano d’Oriente).
Teofilo aveva inviato alcuni uomini a Magonza con degli ambasciatori, alla corte dell’altro Imperatore, figlio di Carlo Magno, ovvero Ludovico il Pio.
Questi uomini dicevano di appartenere a un popolo chiamato “Rhos” e che erano stati inviati dal loro re, chiamato chacanus (latinizzazione di khagan), per chiedere amicizia.
Nella sua lettera, l’Imperatore Teofilo si appellava alla benignità dell’Imperatore Ludovico affinché fosse concesso loro il permesso di attraversare strade sicure lungo il suo regno per far consentire loro il ritorno in patria, a causa del fatto che il percorso attraverso il quale erano giunti a Costantinopoli, a quei tempi risultava infestato da tribù primitive e barbari di immane ferocia (probabilmente Magiari), e Teofilo desiderava che questi non facessero ritorno da quel percorso per evitare che incorressero ancora in qualche pericolo. L’Imperatore Ludovico si interrogò molto sulla cosa e giunse alla conclusione che costoro appartenessero alle genti della Svezia.»
Questo testo è tratto dagli Annales Bertiniani, redatti alla corte dell’Imperatore Ludovico il Pio, dove all’interno è contenuto uno dei principali riferimenti al popolo dei Rus’, che costituirono la prima entità statuale organizzata nella zona dell’attuale Russia occidentale, Ucraina e Bielorussia, ovvero la “Rus’ di Kiev”.
Questo riferimento contenuto degli Annales Bertiniani è uno dei pochi, reperibili in fonti storiche, che abbiano consentito di stabilire la lontana origine normanna della popolazione della Russa.
Costoro, reduci da un viaggio a Costantinopoli nell’838, temendo di ritornare al loro paese attraversando le steppe dell’Europa sudorientale, a causa della possibilità di attacchi dei Magiari, scelsero di passare molto ad occidente, attraversando la Germania.
Interrogati a Magonza da Ludovico il Pio, i Rus’ affermarono di venire dalle terre della Russia settentrionale, anche se la loro patria originaria era la Scandinavia.
Kiev era una città molto importante per la regione, già durante la prima età del ferro alcune tribù vi si stabilirono, commerciando prima con gli Sciti e poi con Romani. Il popolo della cultura Zarubintsy è considerato il diretto antenato degli antichi slavi che in seguito fondarono Kiev.
In barba ad alcuni studiosi più scettici, che datano la nascita della città tra il VI e il VII secolo, la data di fondazione tradizionale è il 482 d.C. e ha celebrato il suo 1.500° anniversario nel 1982.
Si racconta che i membri di una tribù slava (probabilmente polani orientali), capeggiata da tre fratelli, Kyi, Shchek, Khoryv e la loro sorella Lybid, fondarono la città di Kiev, che prese il nome del loro fratello maggiore “Kyi” “kiev” issando l’immagine di San Michele che tutt’oggi la rappresenta.
Nell’859 il popolo dei Rus’ proveniente da Nord, assoggettò al tributo queste tribù, che successivamente si ribellarono al loro giogo.
Dopo aver scacciato i Rus’, le tribù non riuscirono a governarsi in maniera soddisfacente, a tal punto da arrivare a chiedere ai Rus’ di tornare per amministrarli.
Nell’862, dopo aver scacciato i Variaghi (Rus’) al di là del mare, non vi era più tra loro giustizia e cominciarono a combattersi essi fra loro stessi, e si dissero: «Cerchiamo un principe, il quale ci governi e giudichi secondo giustizia».
E andarono al di là del mare dai Varjaghi, dai Russi. Giacché questi “Varjaghi” si chiamavano Russi, così come altri si chiamano Svedesi, altri Normanni, Angli, Goti, così anche questi. Dissero ai Russi i Čudi, gli Slavi, i Kriviči e i Vepsi:
«La terra nostra è grande e fertile, ma ordine in essa non v’è. Venite a governarci e comandarci!»
Anche in questo caso, sempre tre fratelli, si stanziarono in diverse zone della regione, diventandone i signori:
-Rjurik, il più anziano, si insediò a Novgorod;
-Sineus, il secondo, a Beloozero;
-Truvor, il terzo, a Izborsk.
Sineus e Truvor morirono non molto tempo dopo, lasciando Rjurik come sovrano di tutta la terra dei Rus’; a lui viene dunque attribuita la fondazione del primo Stato organizzato degli Slavi orientali, e con lui il termine rjurikidi, cioè della dinastia di Rjurik da lui fondata, verranno indicati i sovrani delle terre dei Rus’ fino all’avvento dei Romanov nel 1613.
Dopo la morte di Rjurik, il potere andò ad Oleg, reggente in nome di suo figlio Igor. Oleg però si proclamò sovrano assoluto e dichiarò la città madre di tutte le città della Rus’, segnando convenzionalmente la nascita della della “Rus’ di Kiev”.
Ucraina, la terra che ha dato origine al popolo russo.
“La televisione è il controllo sociale direttamente nel salotto di casa. Essa mantiene l’ordine simbolico, garantendo la conformità del comportamento dei sudditi ignari. Facendo diventare favola il mondo, la televisione è strumento al servizio dei dominanti. La fabbrica televisiva del consenso, proprio come il clero giornalistico, induce a odiare gli oppressi e ad amare gli oppressori, producendo docili servi che lottano in difesa delle proprie catene.”
“La servitù moderna è una servitù volontaria, consentita dalla massa degli schiavi che strisciano sulla superficie terrestre. Comprano liberamente tutti i prodotti che li asservono ogni giorno di più. Si aggrappano spontaneamente ad un lavoro sempre più alienante, generosamente concesso soltanto se “fanno i bravi”. Scelgono loro stessi i padroni che dovranno servire. Perché questa assurda tragedia sia potuta accadere, prima di tutto è stato necessario sottrarre ai membri di questa classe ogni consapevolezza del proprio sfruttamento e della propria alienazione. Questa è la strana modernità della nostra epoca. Contrariamente agli schiavi dell’antichità, ai servi del Medioevo o agli operai delle prime rivoluzioni industriali, oggi siamo di fronte ad una classe totalmente asservita ma che non sa di esserlo, anzi, che non vuole saperlo. Ignorano quindi la ribellione, che dovrebbe essere l’unica reazione legittima degli oppressi. Accettano senza fiatare la vita pietosa che è stata decisa per loro. La rinuncia e la rassegnazione sono le cause della loro disgrazia. Questo è il brutto sogno degli schiavi moderni che non chiedono, in definitiva, che di lasciarsi andare nella danza macabra del sistema dell’alienazione.
Man mano che costruiscono il loro mondo con la forza del loro lavoro alienato, l’ambiente circostante diventa la prigione nella quale devono vivere. Un mondo squallido, senza odore né sapore, un mondo che porta in sé la miseria del modo di produzione dominante. Questo scenario è in perpetua costruzione. Niente è stabile. Il rifacimento permanente dello spazio circostante trova la propria giustificazione nell’amnesia generalizzata e nell’insicurezza nelle quali devono vivere gli abitanti. Si tratta di rifare tutto ad immagine del sistema: il mondo diventa sempre più sporco e rumoroso, come una fabbrica. Ogni frammento di questo mondo è proprietà di uno Stato o di un privato. Questo furto sociale che è l’appropriazione esclusiva del suolo si materializza nell’onnipresenza dei muri, delle sbarre, delle recinzioni, dei cancelli e delle frontiere… sono il segno tangibile di questa separazione che invade tutto. Ma parallelamente, l’unificazione dello spazio secondo gli interessi della cultura mercantile è il grande obiettivo di questa triste epoca. Il mondo deve diventare un’immensa autostrada, razionalizzata all’estremo, per facilitare il trasporto delle merci. Ogni ostacolo, naturale o umano, deve essere rimosso. Gli insediamenti nei quali si ammucchia questa massa servile somigliano alla loro vita: sembrano delle gabbie, delle prigioni, delle caverne. Ma contrariamente agli schiavi o ai prigionieri, gli oppressi moderni devono pagare la loro gabbia. L’oppressione si modernizza estendendo ovunque forme di mistificazione che consentono di occultare la nostra condizione di schiavi. Il mio ottimismo si basa sulla certezza che questa civiltà sta per crollare. Il mio pessimismo su tutto quello che fa per trascinarci nel suo vortice. Mostrare la realtà così com’è veramente, e non come viene presentata dal potere, costituisce la sovversione più autentica. Solo la verità è rivoluzionaria.”
“La guerra occulta è quella che le forze del sovvertimento mondiale conducono da dietro le quinte, adoperando mezzi che quasi sempre sfuggono ai metodi ordinari di investigazione. La nozione di guerra occulta appartiene ad una visione, diciamo così, tridimensionale della storia, ad una storia guardata non secondo le due dimensioni di superficie delle cause, degli avvenimenti e dei dirigenti apparenti, ma altresì secondo la terza dimensione della profondità, secondo la direzione sotterranea, che riprende forze e influenze decisive e spesso nemmeno riconducibili al semplice elemento umano, sia individuale, sia collettivo”.
“La guerra occulta si esercita su ciò che, con un immagine tratta dalle scienze positive, potremmo chiamare gli imponderabili, o quantità imponderabili. Essa si adopera assai spesso a produrre modificazioni quasi insensibili, delle quali procederanno lentamente ma fatalmente notevoli effetti […] si tratta appunto di far sì che alcune forze o alcuni uomini credono di voler e di realizzare una data cosa, ed essa sola, in effetti vadano a produrne o a prepararne un’altra assai diversa, svelando così un’intelligenza che li trascende.”
“Il principale conflitto nel mondo, oggi, è tra gli Stati Uniti e l’Europa, non tra gli Stati Uniti e la Cina”. (Qiao Liang)
Per meglio comprendere quello a cui si è assistito in questi giorni sarà utile tenere a mente questa affermazione dell’ex generale dell’aeronautica cinese e ricordarsi che le guerre del XXI secolo (quelle passate e quelle future) sono state e saranno in primo luogo guerre finanziarie.
Nel novembre del 2000 Saddam annunciò che le esportazioni di petrolio iracheno sarebbero state regolate con l’euro. Il primo decreto del governo iracheno istituito dalle e sotto le bombe USA ha stabilito l’immediato ritorno al dollaro per il commercio del greggio.
Prima della guerra nel Kosovo, 700 miliardi di dollari vagavano per l’Europa senza un posto dove essere investiti. Appena iniziata la “guerra americana nel cuore dell’Europa” costruita su un castello di menzogne (e dopo aver definitivamente inquinato il clima degli investimenti nel Vecchio Continente), 400 miliardi di dollari sono stati ritirati dall’Europa. 200 sono tornati immediatamente negli Stati Uniti, altri 200 sono finiti ad Hong Kong dove speculatori al rialzo puntavano ad usare la città come trampolino per accedere al mercato della Cina continentale. In quel momento gli USA bombardarono “accidentalmente” con le loro bombe intelligenti l’ambasciata cinese a Belgrado. Risultato finale: i 400 miliardi sono tornati tutti negli Stati Uniti.
Queste operazioni non possono essere comprese senza tenere a mente l’abbandono da parte del centro imperiale (civiltà del denaro per eccellenza) dell’economia reale all’estremità inferiore della scala e, dall’altro lato, del dominio finanziario (l’economia virtuale) all’estremità superiore. Di fatto, gli Stati Uniti, negli ultimi 40 anni, hanno spostato la maggior parte dell’industria manifatturiera di fascia mediobassa fuori dal Paese mantenendo solo le industrie ad alta tecnologia e ad alto valore aggiunto all’interno (pur necessitando di parti prodotte fuori). Fu Steve Jobs a dire ad Obama “posso darvi i profitti ma non posso darvi posti di lavoro”.
In altri termini, si tratta di un “impero vuoto” (interamente parassitario) la cui egemonia dipende dall’egemonia del dollaro (e dalla capacità di produrre dollari) come moneta di riferimento negli scambi internazionali. Di conseguenza, necessita ciclicamente del rientro di capitali al suo interno (dare e prendere) e della messa in rovina di ogni potenziale rivale. Nel 2008, Washington ha colpito l’euro declassando il suo “rating” e contribuendo in via diretta allo scoppio della crisi del debito europeo.
Oggi, il principale timore degli Stati Uniti è un sistema di collegamento e regolamento delle transazioni commerciali che unisca UE, spazio mediterraneo (Africa del Nord ed Asia occidentale) e Russia. L’invenzione dell’invasione russa dell’Ucraina (sapientemente ingigantita dagli apparati collaborazionisti presenti sul suolo europeo sia al livello politico che a quello giornalistico) aveva (ed ha) il preciso scopo di scongiurare tale ipotesi. L’aggressione alla Siria ed il regime sanzionatorio imposto all’Iran con la strategia della “massima pressione” avevano lo stesso obiettivo (l’Italia, senza fiatare, ha perso 30 miliardi di commesse commerciali grazie al ritiro unilaterale dal JCPOA dell’amministrazione Trump). Una crisi geopolitica di simile portata (creata ad arte ancora una volta sul nulla), oltre ad inquinare il clima degli investimenti in Europa e ad aumentare la presenza NATO nell’est Europa, sta servendo a porre un freno alla “pericolosa” ripresa economica postpandemia (crisi energetica) e ad imporre al Vecchio Continente l’acquisto di GNL nordamericano.
Secondo un ottica confuciano-taoista l’evoluzione degli eventi delle creature avviene per leggi divine di causa-effetto-distensione che, come appunto è il karma hindu, si incentrano sulla concezione di Armonia Cosmica e seguono leggi di mutamento rappresentate dal modello dello Yi Jing o I Ching.
Quindi l’evoluzione della creazione divina è il frutto della volontà celeste che a livello funzionale si manifesta attraverso la trasformazione vibrazionale dei 5 elementi agenti provenienti dal Cielo, mediante la combinazione situazionale degli 8 trigrammi nell’Umanità, all’interno di contestualizzazioni magiche di 9 caselle di orientamento direzionale della Terra dominate da 5 animali totemici, quali guardiani primordiali dell’armonia cosmica investiti dal Dio Supremo del Cielo posteriore.
In estrema sintesi un impostazione tutt’altro che Darwiniana poiché l’evoluzione non è casuale ma spinta da una volontà divina che esegue funzionalmente le leggi cosmiche, come anche che l’evoluzione non è una lotta ma un’ascensione celeste, o ancora perché il frutto dell’evoluzione non è una forma di adattamento continuo alla realtà vigente ma è assonante, ossia che la sopravvivenza è dovuta all’allineamento ad una frequenza vibrazionale più alta degli altri simili.
Infatti il bello, il buono, il giusto e il vero sono solo il tripode di riferimento dell’Armonia Cosmica.
Lo sciamanesimo è la forma più antica di religione in quanto essa procede da un principio naturale che è la personale esperienza diretta della realtà più profonda del divenire presente, in quanto esperisce patafisicamente la differenza e la discriminazione tra ciò che è divinità con ciò che non è divinità, secondo un progressivo procedimento ciclico di purificazione dello spirito che gli permette di svelare progressivamente la suprema purezza dell’identità di Dio e delle sue creature, nonché della propria unità inscindibile con l’universo divino e la unicità vivente del nostro pianeta Urantia, poiché la propria purificazione fa attraversare la barriera apparente delle percezioni materiali constatando direttamente la multidimensionalità del tempo presente in relazione allo spazio, attraverso la propria espansione microcosmica soggettiva che gli fa conoscere la spiritualità integrale, proprio come un bambino esperisce la realtà circostante, così lo sciamano attraversa i mondi sottili verificandoli di persona.
Questa spiritualità integrale nel suo percorso di purificazione, che attraversa il fuoco della barriera delle illusioni, scopre una realtà incantata e idilliaca di amore e di onore, ma anche della potenza divina del buon umore che ci ricollega al Cielo, poiché la vera vita è gioia come la vera divinità è gioia e Dio stesso è gioia e felicità per tutti ma non per i pochi che vorrebbero tristi tutti gli altri.
Lo sciamanesimo pertanto è uno status sociale che soltanto gli eletti della fratellanza bianca universale, i quali ricevono un dono sacro attraverso la “nadis ayurvedica” del chakra della corona, sono gli incaricati di fare tale sacrificio che li rende di fatto, nelle comunità tribali e nelle società tradizionali, come guide spirituali religiose e politiche che, in termini di estensione geografica, sono rappresentati dagli imperatori arcaici e prima ancora dai leggendari re sacerdoti planetari come era a tutti gli effetti Shiva avatara agli esordi lontani di questo Kali Yuga oramai alla fine.
Spesso questo ruolo di esperienza diretta si interseca in civiltà complesse con il ruolo dei profeti, degli avatar, dei buddha, dei maestri celesti, eccetera, che come civiltà hanno riscontrato problematiche diverse rispetto a quelle del continente africano subsahariano o di quelle americane autoctone in genere in quanto i percorsi della tradizione seguivano traiettorie ben più spontanee e flessibili non legate a troppi vincoli tecnico metodologici tipici delle necessità sociali del continente eurasiatico, questo perlomeno fino a quando Cristoforo Colombo andò a scoprire paradossalmente le Indie ritrovandosi nel Nuovo Mondo delle Americhe scoperte secoli prima dai Malesi africani e dai Vichinghi, nonché dai cinesi e, secondo alcuni reperti misteriosi di monete romane in america centrale o il ritrovamento di tracce di cocaina nei sarcofaghi egizi, veniamo a conoscenza che anche gli antichi romani e gli antichi egizi avevano conosciuto le Americhe senza mai conquistarle, come invece avvenne per la spedizione inviata dagli ordini templari guelfi a cui apparteneva Colombo, e dalle loro controparti interne alla Chiesa di Roma papalina e ai suoi rapporti con il giudei, i quali furono tra i principali finanziatori dell’operazione di spedizione, con il sostegno e il bene placido dei regnanti di Spagna e Portogallo, una situazione colonialista che ha interrotto lo spontaneismo religioso africano con innumerevoli intromissioni a più livelli e a forme di veri e propri etnocidi e genocidi mai evidenziati nella storia accademica mondiale dell’umanità.
Quindi, questo passaggio ci indica che lo sciamanesimo è la via sacerdotale di una funzione naturale della vita umana che tutti possono esperire ma che la dote sacra distingue una identità singolare ben scissa da tutta la sua comunità etnica, società nazionale o civiltà antropologica di provenienza, rispetto ad una precisa struttura archeologica di un continente, poiché lo sciamano realizzato appartiene al Cielo che, nel momento in cui quel bambino ha preso vita, è avvenuto per mezzo e attraverso e insieme ad un dono sacro che a lui e soltanto a lui appartiene, poiché la sua realizzazione sarà il frutto che ritorna al Cielo, proprio come nella storiografica comparativa di tutti i maggiori santi ma anche eroi, nonché profeti, buddha e avatara.
Come rivela la storia biografica di queste personalità divine e immortali, alla fine ascendono tutti al Cielo scomparendo dalla terra, sciamani usualmente solitari ed a volte eremiti che si disperdono nelle foreste tropicali, nei deserti, sui monti, sulle alture più irraggiungibili di qualsiasi continente per eseguire la sua missione e realizzarla per dissolversi nel nulla, oppure per ritornare al suo popolo per riportare un messaggio o un ordine celeste in quella civiltà, società o comunità, che probabilmente riportava seri segnali di scompenso e malattia, poiché lo sciamano è anche un medico che ha cura della sua afferente realtà sociale, ed è distinto gerarchicamente in sensibilità sottile con altri sciamani suoi simili, i quali si distinguono rispetto alla triadica di ogni popolo tribale nei rispettivi contesti locali, continentali o planetari, in quanto ogni sciamano riconosce la sua precipua disposizione e le sue funzioni generali che seguono le leggi divine della vita naturale, che contraddistingue la serenità di ogni singola specie vivente nell’ambito della concatenazione biodinamica, di cui la catena alimentare non è altro che una parte marginale, relativa soltanto alla dimensione delle trasformazioni della materia organica.
Lo Sciamano pertanto è una guida spirituale che merita rispetto e tutela della comunità, in quanto insegnante e fonte di sapienza che guida la comunità aiutandola a superare le sue proprie difficoltà, medico fisiologiche, di calibrazione spirituale, immaginifico psicologiche e così via, istruendo nuovi discepoli che contribuiscono alla diffusione pratica delle sane abitudini che influenzano positivamente la società in comportamenti sociali di equilibrio tra uomo, natura e cultura, nonché di coordinazione nelle cinque forme di relazione fondamentale, ed infine di elasticità tra i circuiti virtuosi che contrastano con eventuali aggiustamenti relativi a occasionali circostanze estranee dalla vita endogamica locale di relazione fra le radici del passato ancestrale, rappresentate dal culto degli antenati terrestri e i frutti del futuro primigenio rappresentato dal culto delle divinità celesti.
In tutte le culture ed etnie, vige tale status di cose, poiché gli antenati sono i defunti che attendono nuove modalità di vita nei cicli di reincarnazione e le divinità angeliche celesti sono i custodi degli umani a cui gli sciamani appartengono, in attesa di una loro ascensione celeste tra le schiere divine di quella gerarchia misterica che chiamiamo santi, bodhisattva, avatar, tianshen, kami eccetera, a seconda delle varie religioni tradizionali, in qualità di messaggeri portatori di benedizioni che a volte possono essere gli stessi sciamani nelle incarnazioni di divinità celesti, un ciclo animico ben distinto dalle reincarnazioni umane poiché sono manifestazioni ierofaniche di segni ben precisi che seguono la Volontà del Cielo nella realizzazione terrena dell’ordine celeste delle divinità cosmiche, presenti sotto varie forme in tutti i sistemi stellari del Creato.
Alla figura maschile dello sciamano è strettamente connessa la figura femminile della sciamana, che può essere tanto una sua consorte e tanto una sua discepola, che è una figura che nel buddhismo viene denominata genericamente come dakini e che secondo il buddhismo è gerarchicamente disposta in un rapporto celestiale con una gerarchia superiore che distingue le Dakini propriamente dette dalle Kumare, dalle Tare, dalle Prajne, e varie altre gerarchie minori, legate alla propria polarità sacrale terrestre del Cielo come è Shambala nell’immaginario himalayano, una località usualmente legata al Cielo come corridoio fondamentale tra il Cielo Arcadico e le suburbie che, insieme alle città sacre e ai luoghi sacri, formano un’alberazione planetaria che rispecchia concretamente la sacra concezione misteriosamente presente in varie forme in tutte le civiltà del cosiddetto simbolo del Fiore della Vita, una matrice divina che circonda ogni sfera cosmica incluse le stelle all’inverso, secondo proprie precipue funzioni di salvaguardia della divinità cosmica in concomitanza alla nutrice divina che tende a premiare la virtù della virtus ossia la rettitudine rispetto al vizio del vitium ovvero la errantitudine, poichè la funzione femminile delle dakini celesti paragonabili a varie gerarchie abramitiche delle angeliche, come le amorine, le angeline, le angiolette, le angelotte e così via, sta anche in quella di correggere gli errori maschili degli umani, proprio come gli angelici nunzi, o i bodhisattva fanno con gli errori femminili degli umani conducendoli per le giuste strade con tutti i metodi adatti alle circostanze, poiché differentemente da quanto si ritiene in occidente e come è riportato in alcune tradizioni angelologiche, proprio come avviene per le dakini, che sono tanto materne quanto matrigne, la stessa identica cosa avviene con le angeliche nei confronti dell’umanità da cui lo sciamano si emancipa attraverso la sua esemplare lotta verso i veleni del mondo, fino agli ultimi giorni della fine in cui i veleni spariranno dalla nostra Terra Azzurra denominata Urantia.
In tutti i contesti sociali di aggregazione e di insediamento terrestre vige una regola tacita che le tradizioni cinesi riportano con il termine di triadica, ossia la concezione della Triade, che oltre ad essere erroneamente uno dei nomi con cui vengono indicate le mafie cinesi, è un termine antico dagli innumerevoli significati misterici a cominciare dal significato del tre e del rapporto creativo tra Yin Yang e Yuan, rispettivamente simile alla trimurti indiana di creazione-distruzione-protezione, ma anche a principio creativo, principio esecutivo, principio applicativo, che oltre a rimandare al Dao De Jing di Lao Zi si riferisce al senso onnipresente in tutte le realtà arcaiche del mondo attraverso la dimensione più elementare possibile che è la realtà tribale, perché forma la triadica di chi guida, di chi protegge e di chi segue, ma anche il minimale conformativo della tripartizione di ogni gerarchia sociale vigente anche nelle società nazionali contemporanee tra chi comanda (il Governo), chi opera (lo Stato) e chi segue (il Popolo), una triadica che si riproduce ab infinitum poiché è un principio onnipresente in tutte le culture del pianeta, relativo al principio del terzo in tutti gli aggregati sociali, compresa la vita animale, vegetale e minerale, e come nell’antica India ogni comunità tribale possedeva un guna, che svolgeva precipue mansioni specifiche contraddistinto al suo interno da clan funzionali e dalle famiglie clanistiche e interclanistiche, che anticamente poneva la triadica secondo un ordine celeste e quindi di tipo spirituale che, come lo sciamano o un adepto sciamanista, può ascendere alle vie celesti superiori, venendo così favorita la mobilità sociale e la valorizzazione attenta del merito, del talento e della devozione, ma soprattutto del rispetto di ogni essere senziente e della tutela di ogni forma di virtù in ogni creatura, situazione generale di base onnipresente nonostante le trasformazioni storiche che proprio a causa della fallacia dell’uomo e dello smarrimento dell’era primordiale di arcadia, dell’età aurea, del Satya Yuga, dell’Eden o di come lo si gradisce chiamare, il tempo presente in fase di trasformazione del divenire è ancora contraddistinto da iniziali virtù smarrite che cedono il passo alla decadenza di dinastie a causa di errori pregressi, che cercano una o più vie di uscita concatenanti, al fine di instaurare una nuova dinastia locale, etnica, nazionale, antropologica o addirittura continentale finanche planetaria, che esula il tempo dello spirito che è sfasato e autonomo, nonché superiore rispetto al tempo della materia nelle vicissitudini umane, la quale come afferma Hegel, la storia finirà proprio in virtù del trionfo dello spirito.
Gli errori tipici dell’uomo lungo l’arco della storia non sono soltanto legati a questioni spirituali ma anche a prospettive psicologiche che illudono la coscienza dell’uomo, perdendo di vista il suo precipuo ruolo nel mondo, il quale attraverso la violenza verso le persone, il violare le cose e la violazione irresponsabile e incosciente delle regole divine, o delle regole sociali come le leggi giuridiche, e soprattutto delle norme etico morali fondate sul rispetto di sé, e prima ancora sul rispetto degli altri prima di sé, è sempre decaduto in un ciclo vizioso di autodistruzione di cui tutte le civiltà hanno fatto esperienza ma che in particolare salta alla mente l’esperienza storica della civiltà Hopi, la civiltà di Rapa Nui, la civiltà del Gobi, la civiltà del Cameroun, la civiltà Precolumbiana e la civiltà di Nazca, le quali in particolare rispetto al collasso sociale di altre civiltà, sono state radicalmente spazzate via dalla storia senza lasciare alcuna traccia, se non reperti isolati senza lasciare alcun segno culturale rilevante alla memoria dei posteri, spesso proprio perché i principi fondanti della triadica tribale non vengono rispettati, e pertanto avviene un grado e una tipologia di violazione tale che squilibra le relazioni vigenti, spesso relative a conflitti iniziati da diatribe su questioni filosofiche, oppure su personali e collettive legittimità violate, o ancora su contenziosi illegittimi relativi ad interessi particolari che cercano di dominare con la forza irresponsabile e incosciente una qualsiasi altra soggettività cardine di un equilibrio sociale, un continuo tentativo di oltrepassare la soglia di un divenire presente che, anziché essere rispettata, viene spinta per irrompere in modalità disumane e contrarie ad ogni principio etico, morale, spirituale, religioso e civile, spesso proprio attraverso caste sacerdotali che traggono vantaggio sulle caste guerriere, o sulle caste imperiali, o sulle caste artigiane o ancora le caste contadine e così via poiché, anziché rispettare i precipui ruoli, avvengono squilibri che corrodono e difettano la casta guerriera e la casta imperiale che sono e sono sempre state le colonne portanti di ogni civiltà, laddove in comparazione alla situazione contemporanea dell’Italia ad esempio, definisce un parallelismo comparativo in cui il governo dello stato e le forze dell’ordine e delle strutture militari non sono totalmente rovinate ma verticalmente corrose dalla ruggine degli ultimi 70 anni della dinastia repubblicana e delle sue oligarchie di potere, fondata dall’Asse di Jalta nel 1945 e che attende una svolta risolutiva dello stallo vigente, perché come in tutte le società decadenti, le norme etico-morali fondate sul rispetto e sulla crescita spirituale vengono smarrite, e soltanto l’ondata di una tale rinascita può recuperare errori di entropia termodinamica sociale della complessità mediante forze calde e fredde in correlazione coniugale, sperando di incanalare le rotte del buon senso, al fine di disinnescare ogni ipotesi di guerra inutile fondata soltanto sul principio di salvaguardare la posizione di preminenza delle oligarchie dinastiche sulle istituzioni, non per il bene del popolo e della collettività, ovviamente, ma soltanto per il loro soggettivo interesse precipuo e relativi privilegi da cui ostentano diatribe di difesa del loro status sociale, che è posto alla guida tossica di qualsiasi paese, in cui più il governo di uno stato e l’ordine di uno stato è minacciato dalla iniquità, dalla corruzione e dalla preminenza di un ordine sacerdotale palese e/o occulto che interferisce culturalmente sul governo di un paese, maggiore è la probabilità di una svolta sempre più radicale di cambiamento proporzionale al grado di problema da risolvere.
Pertanto lo spirito guerriero è non soltanto, il cardine marziale di autodisciplina dello sciamano e dei suoi discepoli sciamanisti, ma è anche il fondamento di equilibrio di un paese e di ogni sua singola individualità che proprio come lo sciamano detiene il suo costante rapporto guerriero con la morte, inteso come strumento limite di auto-condizionamento virtuoso per una volontà indomita e una determinazione marziale, per la realizzazione di ogni elemento necessario alla realizzazione della Volontà del Cielo come al rispetto del nobile animo degli antenati, morti in passato per lo stesso principio a favore della vita e del divenire presente, espandendo la forza celestiale della divinità intrinseca nella purezza e nella purificazione della propria anima, che come affermano gli antichi “la fortuna aiuta gli audaci” proprio come “gli angeli benedicono e proteggono i giusti”
Quindi, lo Sciamanesimo Marziale ieri come oggi è il solco tradizionale universale di tutte le tradizioni che rispettano i propri antenati, che non sono demonologie macabre, ma la visione della grande nobiltà di spirito che ha contraddistinto tutti i predecessori del tempo divenire presente, poiché chi sente un legame ancestrale con gli antenati è colui che è legato alla divinità, poiché gli antenati e la divinità sono rispettivamente l’infinitesimale del ciclo delle reincarnazioni e l’infinito del ciclo delle incarnazioni, in cui le rinascite spirituali di qualsiasi vita corrente, non sono altro che fasi da cui ripartire per passare a scale superiori attraverso il proprio coraggio, una determinazione che genera merito, sviluppa talento e obbedisce in devozione alla coscienza della intelligenza divina presente in tutti i cuori degli uomini di buona volontà fin dalla nascita.
Detto in altre parole, oltre alla visione esteriore della realtà fisica imposta dall’essoterismo, come anche della visione interiore della realtà metafisica imposta dall’esoterismo, vige una visione ulteriore della realtà patafisica imposta dal peraiterismo, la quale si distingue dalla metafisica esoterica per il fatto che essa non riguarda la realtà sottile in senso oggettivo ma la realtà concreta visibile agli eletti, e invisibile anche agli stessi iniziati, che secondo un percorso sciamanico permette soggettivamente di testare concretamente la dimensione ulterna della vita, che non è né un percorso interiore della dimensione interna, né tantomeno un percorso esteriore della dimensione esteriore.
Spesso si confonde la dimensione ulterna del senso peraiterico, con la dimensione interna del senso esoterico, laddove la prima è superiore alla seconda per ragioni pratiche di superamento concreto della dimensione metafisica della realtà, la quale può essere verificata soltanto soggettivamente, con il rischio di soffermarsi esotericamente a dimensioni aliene del mondo psichico senza raggiungere quel senso di vuoto assoluto che avvicina a Dio Altissimo, ciò che il buddhismo definisce come la conquista della “Natura di Buddha”.
Che lo Sciamanesimo di Shiva e di Shakti sia di esempio a tutti gli uomini e alle donne di buona volontà, come archetipo dello sciamanesimo di qualsiasi vera religiosità autentica, arte marziale o tradizione religiosa fondata sulla gioia della vita, la fiducia verso i veri maestri degni di rispetto e la speranza attiva come liberazione da ogni forma di oppressione viziosa e illegittima, quale unico vero senso baldo di nobiltà sincera e prudente, che costituisce quel valore nuziale che fa di sé il nido della gioia divina che segue coscientemente la propria anima gemella lungo il solco guerriero della luce.
LO SCIAMANESIMO MARZIALE DEL PRIMORDIALISMO VISIONARIO
Secondo la dottrina del Feng Shui della religione taoista, nella creazione celeste la volontà di Shang Di, il Dio Supremo del Cielo, ha posto in ogni luogo dello spazio materiale, cinque guardiani primordiali rappresentati da cinque potenti animali come il serpente giallo di terra nel centro, la tartaruga nera di acqua nel nord, la fenice rossa di fuoco nel sud, il dragone verde di legno nell’est e la tigre bianca di metallo nell’ovest.
Ognuno dei cinque animali detiene uno speciale potere sovrano e ognuno combinandosi con un altro genera potenti guerrieri capaci di difendere mille orde di demoni posti ai quattro angoli della terra, anche senza il divino intervento delle forze del Cielo.
Molti millenni or sono vivevamo in pace e tutto sotto il Cielo viveva in piena Armonia Cosmica sotto il Sole Raggiante di un saggio sovrano che governava il sacro equilibrio vitale tra Cielo e Terra, e tutti gli esseri vivevano felici in Pace e Prosperità evolvendo insieme e da soli con esseri spirituali superiori dove l’amore in spirito era il fondamento generato dagli uomini con le loro donne seguendo i cicli delle stagioni e completamente integrati alle leggi di natura della legge divina del Cielo.
Ma un giorno orde di esseri celesti decaduti discesero dal Cielo e vollero accoppiarsi con le donne umane della nostra terra ancestrale, ma una di esse scappando dalle grinfie mostruose di questi strani esseri mai visti prima, che avevano invaso da stranieri le nostre terre e le nostre tribù, era sfuggita tra gli alberi della foresta e gli anziani narrano che calpestò con violenza un orma gigante di questi esseri rilasciata sulla terra e a questo gesto disperato il Cielo le fece dono di un grande sovrano e potente principe del Ba Gua (八卦), passato alla storia con il nome di Fu Xi (伏羲) che ascese al trono solenne del mandato celeste e ripristinò l’ordine del Cielo sulla Terra riorganizzando le schiere di uomini e tribù per affrontare cacciare e soggiogare gli estranei esseri discesi sulla terra, i demoni con i loro figli giganti e tutti i loro schiavi.
Per divino potere Fu Xi risvegliò il potere dei cinque guardiani terrestri che proteggevano, avvertivano e potenziavano gli attacchi di difesa delle tribù dalla prepotenza delle orde di demoni che razziavano e saccheggiavano le città e i villaggi mettendo la discordia tra fratello e fratello innescando invidia gelosia e lotte tra gli uomini.
Fu così che gli uomini conobbero la guerra che mai avevano visto prima, e una parte di essi iniziava a schierarsi a difesa dei demoni.
La guerra ininterrotta dilagava poiché i demoni si prendevano gioco della innocenza umana e della sua solenne giustizia, poiché il vero fine era ritornare alla pace e ripristinare il divino ordine di Armonia Cosmica sulla terra per recuperare almeno in parte lo spirito divino che ci connetteva alla divina creazione.
Ma la guerra era peggiorata e tutto volgeva sempre più per il caos, santi e profeti, eroi e guerrieri, tutti insieme con le proprie tribù a difendere la terra dalla devastazione e il sacro continente imperiale della terra di mezzo.
Una grande e ultima battaglia di netta divisione portò ad un caotico scontro colossale in cui alcuni tradivano le tribù e favorivano l’avanzata dei nemici.
Il Sommo Creatore rattristato da quanto era accaduto e adirato coi giganti che stavano per impossessarsi della terra e della sacra conoscenza divina dei sovrani, dei maestri e dei profeti avvolse il mondo intero in una catastrofe psicocosmica che coinvolse tutto il sistema solare senza eguali, ma mandando i suoi esseri celesti ad annunciare la divina benevolenza e salvare le tribù dei puri che ancora abitavano il pianeta.
Con l’avvento della catastrofe gli spiriti guardiani di questi cinque potenti animali caddero in letargo insieme all’impero di mezzo, il continente imperiale del Sole Ra-Mu, e saranno risvegliati quando lo spirito guardiano della Tigre Bianca si sarà incarnato alla fine dei tempi, per riportare la fiamma della virtù su un pianeta ancora una volta smarrito dai superstiti di entrambe le parti.
Il Primordialismo Visionario lavora affinché si riporti l’Armonia Cosmica sulla terra per tutelare la Famiglia Umana dalla decadenza invasiva oramai sotto gli occhi di tutti.
Non cercate in nessun luogo, non scavate in nessun pozzo, non scovate nessun posto, perché la Società della Via del Cielo non è di questa dimensione materiale.
Aspettiamo con gioia l’avvento dello spirito del fuoco e la rinascita terrestre degli spiriti guardiani, forgiando spirito mente e corpo in meditazioni, marzialità e mantra di preghiere volgendo il nostro sguardo all’interno e posizionando sul cuore divino la nostra attenzione, porta di accesso all’anticamera dei mondi superiori. E chissà se non ci incontriamo in qualche stanza.
Non bisogna dimenticare che gli spiriti vigilano comunque in altre forme e bisogna dire ai demoni che non devono sentirsi al sicuro.